Lo ammetto: su Tomaso Montanari e la sua Associazione “11 Agosto” mi ero sbagliato. Lo scorso 19 gennaio, all’indomani dell’annuncio del rettore dell’Università per stranieri di Siena di voler dare vita a un movimento politico per liberare Firenze dai fascisti, ebbi a teorizzare, in un’analisi apparsa proprio su questo sito, “un epocale tonfo elettorale”. Nulla di più sbagliato. Perché il professore rosso con l’ossessione per il ventennio ha deciso di sventolare mestamente bandiera bianca senza neppure prendere parte alla competizione elettorale.
La sua “11 Agosto”, il cui nome richiama una data molto cara alla comunità fiorentina, ovverosia la liberazione della città viola dell’occupazione nazi-fascista, nel 1944, non solo non libererà Firenze dai fantasmi di un fascismo vivente solo nei pensieri di Montanari (e dei suoi cari compari), ma non presenterà neppure le liste in vista delle prossime amministrative nel capoluogo toscano.
La notizia del naufragio politico arriva direttamente dallo storico dell’arte, che, con una nota diffusa sui propri profili social, annuncia la ritirata, provando immediatamente a scrollarsi di dosso il gravoso peso del flop: “Una decisione triste, ma inevitabile. Spero che sia chiara a tutti e a tutte la responsabilità grave di coloro che hanno chiuso le porte a questa possibilità, così carica di futuro”. Le responsabilità a cui Montanari fa riferimento nel suo sermone sarebbero da ascrivere in via esclusiva a Cinque Stelle e sinistra extra-Pd, rei, secondo il rettore, di essersi volutamente sfilati e non avere voluto sposare “un bellissimo progetto”, come l’ideatore stesso lo definisce. Nulla di fatto, quindi.
Nell’universo progressista dei campi larghi e delle liberazioni a orologeria, va in scena l’ennesimo cortocircuito, con i soliti arcinoti screzi e gli scambi di accuse reciproche utili soltanto a scaricare sull’alleato di turno la paternità delle sonore scoppole elettorali rimediate. Nel caso in questione, ancora peggio, non bisognerà neppure attendere il responso delle urne. Il fallimento del progetto politico di Tomaso Montanari, certificato dalle sue stesse parole, è già realtà, e la sua ambiziosa “11 Agosto” (arenatasi, ironia della sorte, proprio in prossimità del 25 aprile) non arriverà mai neppure a giugno.
Salvatore Di Bartolo, 28 aprile 2024
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