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Ossessione hobbit

Montanari su Tolkien fa la figura del nano intellettuale

Il Signore degli Anelli indigesto a sinistra perché piace a destra. E il rettore di Siena ne dà una lettura faziosa

Umberto Eco, l’intellettuale di sinistra per eccellenza, pubblicò nel 1975 il saggio “Elogio di Franti”. Franti è il bambino cattivo del libro “Cuore” di De Amicis (che tutti siamo stati costretti a leggere ad un certo punto della nostra vita), ed è cattivo perché è un monello che si fa beffe dal rigido apparato di convenzioni sociali che lo circonda. Eco lo considerava un eroe perché era l’unico ad avere il coraggio di ridere in faccia ad una società piangente e dolciastra, ad infischiarsene del disprezzo degli adulti, o degli sguardi di rimprovero dei primi della classe che lo schifavano perché osava giocare con la neve.

Ad oggi nulla è cambiato, e la “languorosa melassa” che Eco imputa al lagrimoso mondo descritto da De Amicis è oggi ben rappresentata dal professor Tomaso Montanari. Lo stimato rettore dell’Università di Siena ha rilasciato un’intervista a Piazzapulita a proposito della mostra della GNAM su Tolkien, sbandierando una sequela di giudizi di tale ideologismo, faziosità e piccineria che dovrebbe davvero spingere a riflettere riguardo lo stato della classe intellettuale italiana.

Che l’autore del “Signore degli Anelli”, inglese nato in Sudafrica nel 1892, sia da considerarsi un autore “di destra” perché i sessantottini italiani hanno deciso così è già comico di suo. Tolkien appartiene a sé stesso, e quando Montanari, nella sua dotta esegesi, parla di “radici fasciste” nell’idea stessa di un anello che racchiude un potere antico, testimonia quanto ancora permanga nella cultura italiana quell’idea da capelloni degli anni ’70 secondo cui o si è zecche o si è fasci, “questo è mio perché il partito ha deciso così”, “quello è tuo e quindi fa schifo”. Tolkien narra di un mondo di elfi, nani e anelli magici ispirandosi alla mitologia norrena vecchia di 800 anni, probabilmente erano fasci già allora.

Ma il Rettore dà il meglio di sé quando disamina gli eroi della saga degli anelli, assimilabili alla Meloni e compari, definendoli “una minorità da catacomba che ad un certo punto esce a riprendersi il governo”. E qui l’insensatezza raggiunge vette insperate. Se proprio vogliamo dare dei destroni guerrafondai ai cavalieri con l’armatura e lo spadone facciamolo pure, ma gli Hobbit eroi del romanzo sono dei nanetti con i piedi pelosi che se ne stanno a bere e fumare la pipa, e mille e passa pagine di romanzo raccontano il loro viaggio in capo al mondo non per ottenere il potere, ma per distruggerlo, per buttare il maledetto anello nel vulcano così che sia finita per sempre. Di cosa stiamo parlando? Dov’è la conquista del “governo”? Dov’è questo messaggio suprematista se alla fine della storia sia gli eroi fascistoni con l’armatura, sia gli elfi ariani con le orecchie a punta, sia le poco inclusive principesse bionde e poppute si inchinano ai nanetti dai piedi sozzi?

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Chicca finale: “E poi c’è l’idea, terribile, che i nemici siano degli orchi, dei mostri. È proprio quanto di peggio si potrebbe immaginare”. E questa affermazione è rivelatrice. Perché secondo gli adepti della dottrina ultra-progressista, di cui Montanari è un augusto esponente, il male non esiste. Il mafioso, il serial killer, il terrorista, l’orco va analizzato, capito, abbracciato, portato sulla retta via perché anche lui, in fondo, è buono come noi, anzi, se è cattivo è tutta colpa degli eroi con le armature che lo hanno discriminato e oppresso. Ecco perché i credenti nel progressismo no-Borders non capiscono Hamas, non capiscono il terrorismo, non capiscono le minacce di guerra, perché non accettano che esista qualcuno che voglia sostituire il mondo in cui viviamo con il loro e stop, che se ne frega di quanto siamo buoni, colti, amanti dei diritti.

Quirino Principe, intellettuale altissimo a cui si deve la pubblicazione di Tolkien in Italia, parla del Signore degli Anelli come di una lotta tra un mondo estetico (degli uomini, degli elfi, dei nani, le cui culture si scontrano ma dove tutti desiderano vivere) ed un mondo inestetico, quello grigio degli orchi tutti uguali, senza eroi né cavalieri, sottomessi ad un’autorità inconoscibile (ognuno ci veda l’ideologia che più odia).

Al netto di tutto ciò, il fatto che centinaia di milioni di persone ancora si emozionino davanti alle opere di Tolkien (e se piace anche alla destra italiana pace e amen) dimostra che quel mondo fantastico è molto più vicino al mondo reale di quanto non sia quello immaginato da Montanari nei suoi nobili sogni.

Pietro Molteni, 19 novembre 2023

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