Tutti a stracciarsi le vesti per l’ipotesi, per ora tale, avanzata da Giorgia Meloni di apporre il veto alla trattativa sul Patto di Stabilità europeo che in queste ore sta andando avanti a Bruxelles. Il premier italiano ha cenato con Olaf Scholz e Emmanuel Macron, sono ore frenetiche sia per la questione Ucraina (Orban ha già detto no ad un allargamento accelerato nonostante l’offerta miliardaria dell’Europa: “Kiev non soddisfa tre requisiti su sette”), sia per quel patto che è considerato troppo punitivo per i Paesi ad elevato debito come l’Italia, con Roma e Parigi sul fronte opposto di Berlino. L’Italia potrebbe porre il veto, la sinistra si indigna ma tra i favorevoli – udite udite – c’è pure Mario Monti.
Le trattative a Bruxelles
Il discorso è aperto e il Consiglio europeo di oggi è slittato di qualche ora nella speranza di appianare le differenze prima di sedersi tutti attorno allo stesso tavolo. Come detto, Meloni è pronta al tutto per tutto (come già annunciato anche da Giancarlo Giorgetti e confermato da Matteo Salvini) nel caso in cui non si arrivasse ad una mediazione tra Stati frugali e colombe. Quel che sorprende è che della stessa idea sia anche Mario Monti, ex premier italiano ma soprattutto considerato da più parti il padre dell’austerità in salsa italiana. In Aula al Senato, il senatore a vita aveva infatti redarguito l’Ue per il modo “superficiale e pericoloso” con cui si parla di allargamento e soprattutto per un patto di stabilità “non accettabile”, incalzando il premier a prendere in considerazione anche la possibilità di far saltare il banco “in caso di necessità”.
Monti tifa veto sul patto di stabilità
Mario Monti ha poi precisato la sua posizione sul patto di stabilità anche in una intervista a TgCom24. “LʼEuropa – sostiene il senatore – è ancorata al passato perché quando il Patto di Stabilità è nato nel 1997 era più o meno adeguato: aveva lo scopo di convincere anche i popoli a valuta forte come Germania e Olanda che la moneta unica avrebbe portato anche una certa disciplina di bilancio e monetaria. Senza quel patto non avremmo lʼeuro”. Ma oggi il discorso cambia. “Adesso sono passati tanti anni e occorrerebbe cogliere quest’occasione per dare all’Europa un’immagine dell’Italia che non sia quella di uno specchietto retrovisore ma qualcosa di più particolare. Già allora mi battei al tavolo della Commissione di cui ero membro perché ci fosse più spazio per gli investimenti pubblici da distinguere rispetto alla spesa pubblica corrente, era il momento per spingere avanti questa differenziazione”. Secondo l’ex premier “è stato fatto un guazzabuglio”, difficile da capire pure per gli esperti, e quindi sostanzialmente “incomprensibile per l’opinione pubblica”. Insomma: se Meloni “opponesse il veto dell’Italia al patto di stabilità” sarebbe “una buona cosa per rimandare la commissione al tavolo della progettazione”. Parola di Mario Monti.