Ho immaginato l’articolo di Gramellini su me e Sgarbi rivolto a due donne, una dalla politica e l’altra una intellettuale del mondo della canzone, ad esempio Fiorella Mannoia. Immaginate che in prima pagina sul Corriere qualcuno scriva queste cose (è completamente identico, solo cambiato al femminile):
“Per supplire alla chiusura dei rave party, il governo sembra intenzionato a farsene uno in casa, nominando Fiorella Mannoia consulente musicale della sottosegretaria Borgonzoni. La competenza della Mannoia è fuori discussione, così come la sua inadeguatezza ad amministrare cose e persone, a cominciare da se stessa. Vale anche per la sua superiora: Mannoia – Borgonzoni sono due anarco-narcisiste di notevole cultura, discreto talento e scarsissimo autocontrollo. Questo me le rende istintivamente simpatiche, ma è il genere di simpatia che nutro per le cagne possenti e irritabili, quando le vedo passeggiare al guinzaglio e a distanza di sicurezza. Ovviamente una Mannoia al guinzaglio non sarebbe di alcuna utilità. D’altra parte, una Mannoia libera di scorrazzare a suo piacimento resisterebbe al governo per il tempo di un assolo, prima di andarsene in un rovesciar di accuse e di scrivanie.
E allora, che fare? Pur riconoscendo che a destra hanno ancora il coraggio di pescare tra le irregolari (la sinistra ha perso da tempo il gusto di farlo, e infatti l’album della sua classe dirigente è una sfilza di figurine conformiste), non serve essere profeti per immaginare che l’esperimento avrà vita breve. Il potere ha regole immutabili, e la disciplina è una di queste, ma soprattutto è terribilmente noioso: un susseguirsi di abitudini burocratiche e compromessi pratici che non può convivere con la fantasia. Alla seconda riunione ministeriale, la Mannoia scapperebbe con Bubola sotto i cieli d’Irlanda”.
Morgan, 4 novembre 2022