Morisi distrutto, ma l’inchiesta è archiviata

La procura va verso la richiesta di archiviazione. Su Morisi resta solo il fango dei media

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Che sarebbe finita così vi erano probabilmente pochi dubbi. Anzi pochissimi: il polverone sollevato per la festicciola a Belfiore di Luca Morisi, ex guru della Lega, s’è sgonfiato in un paio di mesi. Tutto finito, o quasi, giudiziariamente parlando: la procura di Verona ha deciso di chiedere l’archiviazione. Ora bisognerà attendere il Gip, ma il segnale dei pm è chiaro: quello che appariva un grande scandalo politico-giudiziario, alla fine, si dimostra essere un banale peccato personale. Intanto, però, il martellamento preventivo ha trascinato l’ideatore della Bestia nel fango, distruggendone carriera e – forse – pure l’esistenza. Una vita che difficilmente l’archiviazione potrà riconsegnargli così com’era prima.

I fatti sono ormai noti. È il 14 agosto scorso quando Morisi invita due giovani rumeni conosciuti su una chat escort per passare una notte a base di sesso e droga. Alexander e Petre si presentano a Belfiore, tutti insieme si sballano, poi qualcosa va storto. Un litigio, forse per il mancato pagamento di quanto pattuito, porta alla chiamata di Petre ai carabinieri. Il giovane rumeno denuncia un furto, i militari si fiondano sul posto e trovano un flacone con dentro droga dello stupro (Ghb) e – dopo una perquisizione a casa di Morisi – anche una dose minima di cocaina (0,31 grammi).

È l’inizio della fine. I carabinieri non possono far altro che denunciare l’accaduto e far partire le indagini. Morisi è persona politicamente esposta, sa di essersi cacciato in un mare di guai. Informa il suo avvocato e Matteo Salvini, leader di quella Lega che contro la droga ha fatto lunghe battaglie (compresa la “citofonata” a casa di uno spacciatore). Il 1 settembre l’ideatore della Bestia si dimette. La ragione ufficiale parla di “motivi personale”, ma la notizia finisce rapidamente in prima pagina. Dubbi da risolvere ce ne sono a bizzeffe: chi fece trapelare l’inciampo? E l’incontro con tanto di Ghb fu una trappola?

Difficile dirlo. Certo è che Morisi viene sbattuto su tutti i giornali. Interviste a ripetizione (e contraddittorie) ai “poveri romeni” che paiono prima delle vittime, poi forse addirittura possibili ricattatori dell’ex responsabile della comunicazione. La mina esplode a pochi giorni dalle elezioni. Il diretto interessato prova a spiegare di non aver “commesso alcun reato”, pur ammettendo la “grave caduta come uomo”. Chiede “scusa per la debolezza”, cerca il perdono di Matteo Salvini (che non lo scarica), prova ad eclissarsi. Ma ormai la gogna è partita e fermarla appare quasi impossibile. Finché, pian piano, passate le elezioni, la bolla si sgonfia. Risultato: centrodestra sconfitto alle amministrative e Morisi fuori dai giochi.

Peccato che, come si scopre oggi, di penalmente rilevante in quanto successo quella sera pare proprio non esserci nulla. La procura richiederà l’archiviazione per “tenuità del fatto”, a dispetto delle paginate scritte sui media. La cocaina l’ha acquistata Morisi, lo ha ammesso lui stesso, ma non avrebbe ceduto nulla né ha portato la droga dello stupro. Un dettaglio su cui Repubblica, va ricordato, decise di titolare in apertura di giornale e a caratteri cubitali. Così: “Morisi, ‘droga dello stupro'”. Oggi invece, ovviamente, la notizia della richiesta di archiviazione viene quasi nascosta sulle home page dei siti.

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