77.468,53 euro, questa è la cifra che lo Stato riconosce ai familiari della povera Francesca Tuscano, una giovane insegnante 32enne, che morì nell’aprile del 2021 all’ospedale San Martino di Genova per una trombosi cerebrale, qualche giorno dopo aver ricevuto una dose del vaccino AstraZeneca.
Secondo quanto stabilito dai consulenti di parte, il medico legale Luca Tajana e l’ematologo Franco Piovella “il decesso della paziente è ragionevolmente da riferirsi a effetti avversi da somministrazione di vaccino anti Covid- 19”. Per la cronaca, a pochi mesi dal tragico evento, durante un open day organizzato sempre in Liguria, si registrò il decesso di un’altra giovane, Camilla Canepa di 18 anni, anch’essa stroncata da una trombosi dopo il medesimo vaccino AstraZeneca, quando già da tempo quest’ultimo era stato fortemente sconsigliato alle persone sotto i 60 anni.
Tuttavia, al di là dei molteplici, tragici casi singoli che si sono affastellati nel corso di una vaccinazione di massa senza precedenti,possiamo ritenere congrua la cifra che, con una apposita legge dello Stato, spetterebbe alle vittime di tali reazioni avverse?Una cifra con cui in una città come Genova al massimo si riesce ad acquistare un box auto o una cantina? Beh, io direi proprio di no.
Ciò soprattutto in base ad una considerazione che, esaminando i numeri di oltre due anni di italica pandemia, non può essere assolutamente sottaciuta in queste tragiche morti. In estrema sintesi, dato il rischio infimo, direi quasi inesistente, che queste giovani in buona salute avrebbero corso nel contrarre il Covid-19, non possiamo cavarcela attribuendo il loro tragico destino ad una imponderabile fatalità, una sorta di necessario pegno che l’intera comunità è stata costretta a chiedere a “pochi” sfortunati per evitare una ecatombe di massa. La realtà è ben diversa. Considerando, infatti, che nella fascia di età della povera Francesca Tuscano, e ancor di più in quella della giovanissima Camilla Canepa, sembra quasi impossibile individuare in persone prive di gravi patologie pregresse una vittima del Covid-19 per causa diretta, è ragionevole pensare che se queste ragazze non fossero state indotte con ogni mezzo a vaccinarsi, oggi esse si troverebbero ancora con noi.
Pertanto, osservando la questione da un tale punto di vista, la somma che lo Stato mette a disposizione per chi correva più rischi col vaccino che non con il coronavirus non pare assolutamente adeguata, ammesso e non concesso che la vita umana possa avere un prezzo, a rendere un po’ meno dolorosa l’esistenza dei familiari, costretti a portare la croce di un lutto che si poteva assolutamente evitare.
Ciò non significa disconoscere l’efficacia dei vaccini in generale, sebbene la velocità con cui sono stati elaborati quelli in oggetto desta ancora oggi parecchie perplessità. Tuttavia se, come una parte della comunità scientifica sostiene da tempo, la campagna vaccinale fosse stata essenzialmente indirizzata alla componente fragile della popolazione -così come è sempre avvenuto nei confronti dei virus influenzali -, evitando di terrorizzare e di confondere l’intera cittadinanza, è assai probabile che tra le fasce di età più giovani, laddove pare che si concentri il maggior numero di reazioni avverse, non si sarebbe registrato una così elevata quantità di casi gravi e piuttosto sospetti.
Ma considerando che, come dallo stesso più volte dichiarato, il ministro Speranza intende imporre una quarta dose per tutti a partire dal prossimo autunno, è assai probabile che la lunga lista delle vittime dei vaccini appare fatalmente destinata ad allungarsi. D’altro canto, visto che il regime sanitario se la cava con poche briciole, per chi sta ancora al potere il gioco, se così lo vogliamo definire, vale assolutamente la candela.
Claudio Romiti, 17 maggio 2022