di Paolo Becchi e Giovanni Zibordi
Nell’ultimo aggiornamento del database americano sugli eventi avversi ai vaccini (VAERS), per i vaccini Covid i morti segnalati post vaccinazione sono arrivati a 13.068. Questo dato è 65 volte più alto di quello registrato per tutti gli altri vaccini messi assieme, ma esiste un silenzio stampa come neanche si vedeva in tempo di guerra. Nessuno in Italia ha mai menzionato questi 13 mila morti.
Come si può vedere però da questo esempio, il database VAERS contiene al momento 1,037 pagine ognuna delle quali riporta in dettaglio una decina di eventi avversi mortali, con data, età e eventuali patologie della persona morta e data della vaccinazione.
Non è una collezione di aneddoti, una teoria del complotto, una notizia di fonte dubbia e “fake”. Sono i dati ufficiali della Sanità Usa e simili database sono compilati da decenni per tutti i vaccini. Ogni settimana c’è chi analizza queste migliaia di report e li riassume, mostrano un totale di disabili e morti e questi ultimi sono arrivati ora a 13 mila. Come abbiamo evidenziato, in America la media annuale delle segnalazioni è di meno di 200 decessi. Qui dopo circa 7 mesi i morti segnalati sono (13 mila diviso 200) 65 volte di più, se l’aritmetica non è una opinione. In base quindi allo stesso sistema di segnalazione delle “reazioni avverse” alla vaccinazione, i vaccini Pfizer e Moderna (più Johnson & Johnson che però in Usa è utilizzato pochissimo) sono 65 volte di più.
Qualcosa non torna nei dati
Facciamo la proporzione di quanti sono vaccinati in Usa e Italia (5 volte di più): 13 mila diviso 5 = 2.200 (circa). Insomma, in base all’incidenza dei decessi post vaccino rilevata dalle autorità sanitarie Usa, in Italia dovremmo avere 2.200 morti connessi alla vaccinazione allo stesso modo. AIFA invece ne riporta meno di 500. Abbiamo citato anche i dati dell’Australia, che con un numero di vaccinati Covid circa 5 volte inferiore a quello italiano riporta 480 morti. Anche qui, facendo la proporzione, dato che i vaccini sono gli stessi, dovremmo avere più di 2 mila morti in Italia associati o conseguenti alla vaccinazione. Non vi viene il sospetto che qualcosa non torni nei dati forniti dall’AIFA?
Quelle morti giovani sospette…
Il secondo problema è che morti con Covid hanno una età media, a seconda dei paesi, tra 79 e 81 anni (ora si sta abbassando in Italia, ma l’estate scorsa era oltre 81 e la media è ancora a 80 anni) e invece se si scorre il database americano sugli eventi avversi ai vaccini VAERS, si notano tanti di età inferiore a 65 anni. Lo stesso succede in Italia. Le cronache riportano, ad esempio, la morte di Gianluca Casale, di Cavallermaggiore, deceduto al Santissima Annunziata di Savigliano. Aveva solo 21 anni. La Stampa riporta che “in serata, ha accusato un malore improvviso”, come avviene in tutti questi casi che non arrivano spesso neanche in ospedale in tempo o vengono trovati morti in casa.
Le cronache di tutti i paesi ora riportano un numero elevato di malori improvvisi mortali in giovani, ad esempio un ragazzo tedesco di 19 anni è morto a Maiorca per arresto cardiaco. Stava facendo il bagno, si è lamentato e ha sputato sangue. Poco dopo è crollato, come riporta il Mallorca Zeitung. La sorella afferma che i disturbi sono iniziati dopo il vaccino. Questi morti di cui le tv, i politici, le autorità e i maggiori giornali non vogliono sentire parlare, sono l’unico e vero motivo per cui una parte della popolazione, che in molti paesi è ancora maggioritaria (Giappone, Corea, Australia e resto dell’Asia), è restia a vaccinarsi e soprattutto a far vaccinare i figli.
Morire a 21 anni non è la stessa cosa che morire a 81 anni, per quanto si voglia fingere che “tutti i morti sono uguali”. Se nel 2 mila o 2.300 morti che in Italia (in base alle % calcolate in Usa ad esempio) si sono verificati post vaccinazione, l’età media fosse anche solo di 60 anni, avresti un impatto 20 volte maggiore, paragonato a quello dei morti Covid. I morti post vaccinazione sono probabilmente, in base ai dati che mostriamo, equivalenti a 40 o 50 mila morti Covid, perché appunto nessuno si aspetta di morire a 20 anni e invece è nell’ordine delle cose aspettarselo oltre gli 80 anni. Gli “anni di vita persi” sono la cosa che conta, a molti spiace andarsene da questo mondo, ma dopo aver vissuto la propria vita è diverso che quando si sta cominciando a 21 anni.
L’ideologia novax non c’entra proprio niente, perché tutti ci siamo vaccinati e ci vacciniamo per andare in paesi tropicali, se è consigliato farlo. Si tratta solo di questi specifici vaccini approvati in fretta in base all’emergenza e che stanno causando migliaia di morti. Ad esempio, il maggiore produttore di vaccini al mondo, Merck, ha rinunciato a produrne uno per il Covid 19 indicando che nei suoi test non era meglio dell’immunità naturale e così gli altri due maggiori, Sanofi e Glaxo. Le due piccole società che hanno fornito i due vaccini ora usati in America e in prevalenza in Europa (fuori dallo UK che insiste con AstraZeneca), Biontech e Moderna, non avevamo mai avuto un solo farmaco approvato finora e come tutti sanno hanno usato una tecnologia nuova, mai usata prima.
Questi vaccini vengono dati invece a tappeto all’intera popolazione, che è una cosa mai fatta prima nella storia. Non è mai successo prima che si vaccinasse di colpo un’intera popolazione dai bambini agli anziani e per di più con vaccini che non sono stati testati prima per tre o quattro anni. Il Covid 19, ad esempio, nella letteratura scientifica è in realtà riferito al virus “SARS COV2” perché nel 2002 c’era stato il “SARS COV1” (i coronavirus in circolazione sono almeno sette) che è al 78% simile. Per il “SARS COV1” erano stati testati su furetti una dozzina di vaccini, ma erano stati tutti abbandonati perché dopo qualche mese si notava un aumento di contagi e mortalità. Nel caso del “SARS COV2” è stata data una autorizzazione di emergenza senza passare prima per i test su animali.
I dati indicano che questi vaccini riducono la mortalità degli anziani in condizioni fragili, anche se sembra che l’effetto duri non più di 4-6 mesi, ma al prezzo di aumentarla tra anziani, adulti e anche giovani che non erano affatto malati e non rischiavano molto con la malattia virale e che invece hanno reazioni avverse al vaccino. Inoltre, le stesse percentuali di riduzione della mortalità Covid tra gli anziani vaccinati sono state indicate in almeno sessanta studi anche per l’Ivermectina. Ma per poter autorizzare questi vaccini in fretta i governi dei paesi avanzati (non tutti) hanno boicottato altri trattamenti in cui si usavano farmaci generici in commercio da decenni.
Ad esempio, il 5 agosto presso il Senato italiano si è tenuto un incontro promosso da alcuni senatori in cui il dott. Alberto Donzelli ha presentato i risultati degli studi sull’efficacia dell’Ivermectina.
Non possiamo riassumere qui tutta la presentazione, ma dal grafico che alleghiamo le percentuali di riduzione della mortalità Covid ottenute negli studi citati sono simili a quelle dei vaccini Covid. La differenza è che si tratta di un farmaco generico in uso da decenni da somministrare al paziente (anche come profilassi) e non un trattamento sperimentale con cui inoculare l’intera popolazione
Purtroppo, i morti susseguenti alla vaccinazione Covid di cui si legge nelle cronache (e nei database dei paesi più seri) avvengono quasi tutti improvvisamente e per questi non ci sono cure.