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Com’è che fa il rumore del vetro quando uno prova ad arrampicarcisi? Un paio di giorni fa vi abbiamo dato conto della prima pagina della Stampa, quella in cui sotto il titolo “LA CARNEFICINA” veniva pubblicata una fotografia della strage di Donetsk, dove sono morti 23 civili residenti nella repubblica separatista del Donbass. In effetti di una carneficina si trattava, solo che l’immagine non aveva nessuna didascalia, non diceva dove si era svolto il fatto e soprattutto aveva a corredo articoli e approfondimenti che arrivavano solo dalla parte ucraina. Ospite di Lily Gruber a Otto e Mezzo, mercoledì sera il direttore de La Stampa, Massimo Giannini, avrebbe potuto scusarsi per quello che poteva essere (nella migliore delle ipotesi) banalmente un errore. Invece no. Ha preferito arrampicarsi sugli specchi.
La padrona di casa ha fatto notare al direttore che “l’informazione non era proprio molto corretta” e che la prima pagina è stata citata anche il vice rappresentante russo all’Onu come esempio di “propaganda anti-russa”. Così Giannini ha replicato piccato. “Sono sconcertato da quello che è successo oggi – ha detto – Il giorno prima, quando è avvenuta la strage di Donetsk, è scoppiato un rimpallo di responsabilità tra russi e ucraini e noi abbiamo fatto una pagina intera per raccontarlo”. Poi il giorno dopo la scelta di usare quell’immagine, in quel contesto. Perché? “Abbiamo deciso di fare una prima pagina in cui mostrare il duro orrore della guerra senza attribuire la carneficina né ai russi né gli ucraini. Quindi non so dove sta la polemica: dove è la disinformazione?”.
Ci proviamo noi, a dare una risposta. La polemica, magari, sta nel fatto che osservando quella prima pagina, con gli articoli tutti dedicati ai bombardamenti sull’Ucraina, si finisce facilmente col cadere nell’errore. Ovvero nel considerare quell’anziano signore come un civile ucraino che piange sui morti provocati di Mosca. Giannini conosce bene la comunicazione e sa che, con una foto senza didascalia e con articoli correlati a senso unico, l’associazione mentale del lettore diventa facile e immediata: per carneficina s’intenderà quella che i russi stanno commettendo in Ucraina e dunque la foto rappresenterà una bomba caduta a Kiev o Leopoli. Peccato non sia così.
Piccola domandina finale: era così difficile aggiungere una breve didascalia con cui “geolocalizzare” la strage a Donetsk?
Vedo che miserabili lacche’ di Santa Madre Russia (sedicenti storici, poveri webeti e pseudo-giornalisti) continuano ad infangare @LaStampa. A loro (inutile) beneficio, riporto ciò che abbiamo scritto sulla carneficina di #Donetsk il 25 marzo. Fine delle comunicazioni. pic.twitter.com/KoYGPU8fcR
— Massimo Giannini (@MassimGiannini) March 18, 2022