Giustizia

Un altro video imbarazza Apostolico. Pizzicata in moto: cosa manca?

Già nella bufera per aver sconfessato il dl Cutro e manifestato in piazza, la giudice di Catania è protagonista di un nuovo caso

Iolanda Apostolico senza casco

Clima rovente al tribunale di Catania. Nelle ultime ore si è riacceso il dibattito sulla magistratura etnea sia per i provvedimenti di Rosario Cupri, sia per il terzo video che vede protagonista Iolanda Apostolico nel 2018 a una manifestazione di estrema sinistra contro il leader della Lega Matteo Salvini, all’epoca ministro dell’Interno. Ma non è tutto: la toga pro migranti deve infatti fare i conti con un’altra clip imbarazzante.

Nel corso della puntata di ieri di “Quarta Repubblica”, è stato mandato in onda il servizio firmato da Angelo Macchiavello sulla situazione al tribunale catanese e la Apostolico è stata pizzicata in una situazione tutt’altro che legale. Le telecamere della trasmissione di Rete 4 hanno infatti registrato la magistrata rossa a bordo di un motorino guidato dal marito ma senza casco. Come tutti sapranno, il dispositivo di sicurezza è obbligatorio per chiunque guidi o sia trasportato su un veicolo a due ruote, indipendentemente da età e cilindrata.

Un altro caso tutt’altro che edificante per la giudice Apostolico, già nel mirino delle forze di governo per quanto registrato nel corso delle ultime settimane. Nota per la sua attività social pro ong, la toga è stata la prima a disapplicare il decreto Cutro non confermando il trattenimento di quattro migranti nel Centro di permanenza per il rimpatrio di Pozzallo. A gettare benzina sul fuoco, i video che la vedono in prima fila al sit-in anti-Salvini e pro-Diciotti, che hanno spinto gli esponenti del Carroccio – ma non solo – a chiedere le sue scuse con tanto di dimissioni.

Per approfondire:

Dopo i tentennamenti legati al primo video, la certificazione palese della sua partecipazione emotiva alla protesta: slogan scanditi, animosità e vicinanza ai contestatori, alcuni dei quali hanno apostrofato gli agenti con termini come “assassini”. Sempre più in bilico, dunque, la presunta imparzialità da giudice, soprattutto su temi come l’immigrazione e la sicurezza.

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