Governo

Mps, le mosse del governo per circuire Unicredit

Unicredit ha bloccato le operazioni ma la partita per Monte dei Paschi di Siena non è ancora chiusa

Governo

Era chiaro che il Tesoro italiano gliela avrebbe fatta pagare. Certo nei modi felpati e poco comprensibili con cui queste cose avvengono. Stiamo parlando del gran rifiuto da parte di Andrea Orcel, numero uno di Unicredit, alla fusione con il disastrato Monte dei Paschi di Siena. L’operazione i signori di Uncredit non la vogliono proprio fare e al Tesoro non la devono aver presa bene. Il loro ragionamento – o meglio quello dei consulenti di Bank of America, gli unici che hanno trattato con Orcel – è in estrema sintesi il seguente: il Monte genererà 600 milioni di profitti l’anno, come si può accettare che Unicredit la paghi solo il doppio degli utili attesi. La cosa è ovviamente più complessa, ma il succo è questo.

Due indizi finanziari, non fanno proprio una prova, certo, ma un segnale bello tondo è dunque arrivato. Il ministro Daniele Franco, la cui loquacità è inversamente proporzionale ai dossier che ha sul tavolo, un paio di giorni fa al termine del Consiglio dei ministri ha così risposto ai giornalisti che gli chiedevano conto del matrimonio andato in fumo: «Una banca di dimensione media come Unicredit è probabilmente opportuno che si aggreghi ad altre istituzioni finanziarie, questo tendenzialmente».

Insomma chi vuole intendere capisca. La banca che oggi ha sede in piazza Gae Aulenti non può, secondo l’autorevole ministro, restare da sola. È di «medie dimensioni», nulla a che vedere con Intesa Sanpaolo, tanto per non fare nomi. Anche se non è dato capire bene come le dimensioni, in termini di maggiori sportelli, oggi possano essere un plus. Tanto che proprio Intesa, uno degli istituti finanziari più solidi e redditizi d’Europa, pare stia studiando, nel nuovo piano industriale, la costruzione di una nuova banca tutta on line e in parte autonoma da quella esistente. Si tratta di rumori del mercato, ma che danno il senso di come gli sportelli, oggi, valgano molto meno di un tempo, anzi siano un peso se non si dispone delle «fabbriche» (risparmio gestito e assicurazioni, per dirne due) che li alimentino. Ma tant’è. E il fallimento della trattativa con il Monte, viene visto dal ministro come un rischio «dimensionale» per Unicredit. Può darsi.

PaginaPrecedente
PaginaSuccessiva