Lucianina, fai ridere. Lamorgese, chiariamoci, no quell’altra. Lucianina prefetta imperfetta lancia il “Capodanno sobrio, sicuro, responsabile”, ipotizza città militarizzate, settantamila uomini delle forze dell’ordine, e in effetti la guerra ci scappa: però per tutt’altri effetti, vandali, balordi e anche non pochi farabutti riescono, pressoché indisturbati, a ridurre l’Italia come l’Afghanistan a coronamento dell’anno più disgraziato di tutti i tempi.
Bollettino di guerra
La cronaca è spietata: a Milano, nelle zone maledette di via Padova, del Corvetto, di Affori, di Quarto Oggiaro succede di tutto: roghi, molotov, petardi sui binari, per far saltare i tram, pistolettate a scaccaciani. Peggio ad Asti, dove in uno di quei campi rom chissà perché considerati sacri, un tredicenne perde la vita, secondo la versione ufficiale a causa di alcuni botti ma c’è chi parla di colpi di pistola vera. A Roma scene da Beirut con punte hitchockiane, in via Cavour, via ad alta densità cinese, la mattina hanno trovato un orrendo tappeto di volatili morti stecchiti, probabilmente a causa di ordigni illegali. Non diciamo di Napoli dove ha spopolato la “bomba Covid”, tanto per non farsi mancare niente, insieme alla “bomba di Maradona”: se i napoletani usassero la loro genialità a fini costruttivi, il capoluogo campano sarebbe la Svizzera.
Non manca, non può mancare l’obbligatorio bollettino di guerra, feriti, mutilati, guerci, ma che modo idiota di rendersi invalidi incivili. Idiota ma incorreggibile, più fioccano le campagne di sensibilizzazione, gli appelli a non far schiantare il cuore agli animali, e più spuntano residuati bellici allucinanti: vogliono ammazzare l’anno vecchio ingrato e carogna, e finiscono per accopparsi tra loro. Inutile chiedersi che senso ha scendere in strada e sfidarsi ad un Ok Corral di pistole a salve, ma non sempre: la malapianta umana non la raddrizzi, l’ultimo dell’anno, non importa quanto ignobile sia l’anno, è la liturgia obbligatoria, l’eterno pretesto per la grande bruttezza dei disperati.
Più sensato, forse, domandarsi dove stavano le settantamila giubbe rosse di Lucianina: a multare quelli in macchina in tre? A scovare i temerari che si nascondevano come braccati pur di celebrare una serata straziante? A bussare alle case dei rassegnati col panettone, lo spumante del supermercato, due vecchi che sbadigliano e in televisione l’inossidabile Gianni Morandi che canta “ciunga ciunga ciu” un successo di 60 anni fa? Ai poveri cristi, o li ammazzi o li fai vivere: Lucianina ha deciso di perseguitare quelli, almeno a parole, di sacrificarli sull’altare del lockdown; ma in via Padova da vent’anni imperversano le bande dei latinos e dei nigeriani, armati di scimitarra, che si nascondono a spacciare negli androni dei palazzi fetidi, nei sottoscala dei termitai umani e se capiti nel momento sbagliato, un balenare di katana e ti staccano un braccio. E si sa chi sono, perfino i giornali come il Corriere lo scrivono senza tema di smentita, ma la prefetta Lucianina si preoccupa del Capodanno sobrio, che a uno a forza di sentire questa rottura di coglioni della sobrietà, da Monti al Covid, gli vien voglia di andar giù conciato come Achille Lauro e mettersi a culo per aria.
Gestione assurda
Sobrietà! Serietà! Ce lo chiede l’Europa, come dice Mattarella, ce lo chiedono i virologi e i ministri dell’Interno. Ma a Capodanno l’Italia sobria dà di matto, si riscopre Kobane e nessuno li tiene: più facile intimidire quelli dei pigiama-party, i disgraziati che, come in un film di Fantozzi, vanno dagli amici con la vestaglia per simulare improbabili ospitalità. Sobrietà, senso civico, responsabilità, ma i primi poi a brillare per buffonaggine sono quelli che predicano, i ministri, i prefetti.
Dicono che molti fra le forze dell’ordine non ne possano più di questa gestione assurda, offensiva, che siano arrivati a odiare un mestiere che li riduce a centurioni, ma con la gente sbagliata. E nelle metropoli, nelle città disperse e dispersive va ancora bene, se una pattuglia ti ferma è un dialogo fra estranei, ma nei villaggi, nei borghi, nei paeselli delle anime morte è più complicato, il vigile, il poliziotto, il carabiniere magari ha fatto la scuola con te, si ferma a prendere il caffè, ti ha persino tirato fuori dai guai. E di colpo deve fare la faccia feroce, chiederti i documenti anche se ti conosce benissimo e poi ti multa o ti apostrofa come fossimo in Guatemala.
I media di regime sono pronti alla vasellina, all’imburramento: “Sì, scene di guerra, ma meno dell’anno scorso, con meno lesionati”. Ma non è vero, se uno si ferma a considerare un anno che ha lasciato in terra, oltre agli uccelli, quattrocentomila imprese e un milione e mezzo di famiglie, con tanto di suicidi, di folgorati da infarto, ictus, le malattie psicosomatiche della disperazione, si vede in tutto il suo orrore un paese allo stremo che non rinuncia a giocare alla guerra, e costosa guerra. Come se sapesse che il suo futuro è finito. Ma basta buttarla in ridicolo, in farsa, arte in cui restiamo maestri. A cominciare da Lucianina. La ministra, non l’altra, la comica.
Max Del Papa, 2 gennaio 2021