Cronaca

Murgia ha toppato alla grande. Ma non vuole ammetterlo (e insiste)

La scrittrice vede fascisti ovunque: scambia un saluto militare per il saluto romano e il Gruppo incursori della Marina per una formazione della Rsi. Ma non chiede scusa

Murgia fascismo

Che poi sarebbe bastato dare ascolto a uno dei suoi follower: “Cara Michela Murgia, quando si sbaglia si può anche dire: ho sbagliato, non lo sapevo. La seguo con affetto ma questa volta ha toppato alla grande. Capita”. Invece per tutta la giornata di ieri, dopo aver rilanciato il video “fake” in cui si denunciano inesistenti saluti fascisti alla parata del 2 giugno sotto lo sguardo attento di Sergio Mattarella e le esultanze di Ignazio La Russa, la scrittrice sui suoi social ha continuato imperterrita a difendere la propria errata interpretazione. Portando a casa una figura barbina.

Breve riassunto. Dopo aver seguito (forse non attentamente) la sfilata militare a Roma delle nostre Forze Armate, Michela Murgia condivide un video del momento in cui sfila il Gruppo Operativo Incursori della Marina Militare italiana. Nel filmato in sovra impressione si legge che uno dei militari sarebbe “entrato in parata con il saluto romano“, seguito poi dal grido “Decima”. Michela ovviamente non ci vede più e nel post scrive che “sotto gli occhi impassibili di Mattarella” è successo l’impensabile, frutto “del processo di normalizzazione” del fascismo” che va avanti ormai da anni. “Se il senso del video non vi fosse chiaro – spiega la scrittrice – cercate ‘X flottiglia Mas si Wikipedia” e capirete “perché Ignazio La Russa sorrida tanto”. Poi conclude: “Ma che serve ancora per capire cosa sta accadendo?”.

Per approfondire

Banalmente basterebbe conoscere un poco i segni militari e le nostre formazioni. O anche solo andarsi a cercare un po’ di parate del passato. Insomma: basterebbe informarsi per capire, cara Murgia, di essere cascati in una mastodontica bufala causata dal pregiudizio antifa nei confronti del governo e di La Russa. Come fonti militari hanno spiegato ieri a destra e a manca, quel “saluto romano” del soldato inquadrato dalla Rai in realtà altro non era che il segnale per “l’attenti a sinistr‘, un saluto alla tribuna delle autorità che fanno tutti i reparti che sfilano. A Michela Murgia sarebbe bastato guardare qualche secondo prima e qualche secondo dopo quello spezzone di video condiviso sui social per notare che tutti i reparti, e non solo il GOI, ha mostrato lo stesso identico segnale. Per quanto riguarda il grido “Decima”, invece, si tratta banalmente del motto del GOI e nulla c’azzecca con la X Mas della Repubblica sociale italiana, visto che la Decima della Marina Militare del Regno ha operato fino al 1943 ed è proprio il gruppo da cui trae origine il reparto di incursori della Marina. Certo: dopo l’armistizio Junio Valerio Borghese ne schierò una parte, ma non tutta, al fianco della Rsi, ma non è a quella frangia che si rifanno i soldati del Goi. Un pezzo infatti rimase legata al Regno del Sud con la denominazione “Mariassalto”.

Non contenta di essere stata smentita da mezzo mondo, Murgia sui social ha insistito e non poco. “Ah quindi urlano Decima per segnare l’ora”, ha scritto sprezzante della figuraccia mastodontica. “Saranno state le dieci del mattino, perché non ci ho pensato?”. E ancora: “La Folgore si chiama ancora Folgore, l’Ariete si chiama ancora Ariete, ma la Decima non esiste più. Quel corpo ha preso un altro nome per un preciso motivo. Lo sanno loro e lo sa La Russa. È proprio per questo che è contento quando gridano. È il dialogo muto e lampante il problema”. Come a dire: ora che ci sono i “fascisti” al governo, i militari li hanno omaggiati con un grido fascista. Bufala, pure questa. Come abbiamo svelato ieri, infatti, anche nel 2014 – premier Renzi, capo dello Stato Napolitano e con Laura Boldrini in tribuna autorità – sfilò sempre il reparto del Goi e anche in quell’occasione gridò “Decima”. Pure allora fu un segnale al fascistissimo Napolitano?

Il video (imbarazzante) di Murgia

In mattinata, Murgia ha realizzato un video per “spiegare” quello che non c’era da spiegare. Si definisce “antimilitarista” e butta il tutto in caciara, ovviamente citando (a sproposito) la Costituzione “che ripudia la guerra”. “Questa sequenza di gesti e parole – dice – si è svolta sotto un palco di onore sotto ad uno che li ha interpretati. Ignazio La Russa, seconda carica dello Stato, quello col busto del Duce in casa, a quei gesti comuni nell’economia della parata ha risposto con un segno non comune: la V di vittoria. Non penso si complimentasse con la coreografia”. Murgia insomma fa il processo alle intenzioni di La Russa e interpreta le sue gesta in base alla diretta tv, senza sapere a chi fosse riferito quel sorriso: basta forse un segno di vittoria a renderti un apologeta del generale Borghese? Per Murgia, sì se ti chiami Ignazio. “La domanda è: sono io ignorante oppure è il presidente del Senato ad aver strumentalizzato quei segni e quelle parole lasciando intendere a chi era a casa che quella sequenza sottintendesse altro? Se la risposta è la seconda, e io penso di sì, dovrebbero essere le stesse forze armate a chiedere al presidente del Senato perché ha permesso con la sua pantomina di equivocare il loro gesto innocente come se fosse un omaggio tra nostalgici repubblichini”. Insomma: è la presenza nelle istituzioni di “persone con militanza veterofascista mai rinnegata” a creare “le condizioni cui ogni linguaggio perde la sua innocenza e diventa rievocazione o provocazione”. O forse, diciamo noi, è l’antipatia per questo governo che fa trasformare alla Murgia anche il più innocuo dei gesti in segnali fascistissimi? Il tutto – peraltro – solo per non ammettere di aver diffuso una fake news. E di aver rimediato una figura barbina, accecata dalla “caccia al fascista” ovunque.