Economia

Mr Tesla a Roma

Musk a Roma, il viaggio segreto in Italia: noi lo abbiamo intervistato

Il fondatore di Tesla a sorpresa a Palazzo Chigi. Incontro con Meloni e Tajani. L’intervista di Porro

NicolaPorro.it Elon Musk a Roma

Il visionario sbarca a Roma. In gran segreto. Elon Musk, l’inventore di un sacco di cose e sempre di successo, il libertario che ha sfilato Twitter ai progressisti, è arrivato nella Capitale per un viaggio che al momento conserva i contorni della riservatezza. All’insaputa di molti è entrato a Palazzo Chigi in tarda mattinata con la sua Tesla bianca per un colloquio di mezz’ora col vicepremier Antonio Tajani. E poi nel pomeriggio è tornato nei palazzi del potere italiano per incontrare Giorgia Meloni.

Non è ancora noto il perché Elon Musk abbia scelto di venire nel Belpaese. Noi però lo abbiamo intervistato e lunedì andrà in onda a Quarta Repubblica. Di motivi per sbarcare nell’Urbe in fondo ce ne sono a bizzeffe, compresi magari alcuni affari legati al suo impero industriale. In fondo non si diventa l’uomo più ricco del mondo a caso. Sua l’intuizione di Paypal per i rapidi pagamenti elettronici. Suo l’impegno in Neuralink per aiutare le persone con danni spinali. Sue le auto del futuro targate Tesla, la più grande azienda di veicoli elettrici: vale 800 miliardi di dollari, è prima per vendite di elettriche in Cina, Stati Uniti ed Europa e negli ultimi tre mesi sta pure nella parte alta della classifica delle auto più vendute in Italia.

L’arrivo di Elon Musk a Palazzo Chigi

A proposito: Tesla ha aperto una fabbrica in Germania e ora pensa di costruirne un’altra in Europa. Dove? Francia e Spagna hanno già offerto miliardi di contributi per spingere Elon Musk a scegliere Parigi o Madrid. Domani Emmanuel Macron incontrerà il tycoon per la seconda volta in poco più di un mese e andrà all’incontro con “un ordine del giorno” ben preciso: discutere “di intelligenza artificiale” e quadri normativi, certo, ma soprattutto si parlerà “di auto e batterie per promuovere l’attrattiva francese ed europea”. In sintesi: l’inquilino dell’Eliseo cercherà di “vendere la Francia”, testuale, per convincere Musk a scegliere Parigi come base della nuova gigafactory Tesla. L’Italia, se interessata, potrebbe cercare di infilarsi nel mezzo per provare a strappare ai cugini l’investimento.

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Ne avranno discusso con Meloni? Con Tajani sì. “Abbiamo parlato di tante cose, di cybersicurezza, di spazio, di Twitter, di libertà dell’informazione, di politica industriale, di auto elettriche – ha spiegato il vicepremir – E gli ho detto che l’Italia è il miglior Paese in Europa per investire”. Di sicuro qualcuno porgerà a Musk i ringraziamenti per quanto fatto da Starlink per l’Emilia Romagna: dopo l’alluvione, l’azienda ha garantito connettività agli ospedali, alle forze dell’ordine e alle piccole e medie imprese piegate dal fango. Un po’ come fatto con l’Ucraina, quando la società da 1,5 milioni di clienti in tutto il mondo ha messo a disposizione la sua costellazione di satelliti per rispondere all’invasione russa.

Genio assoluto, difficilmente inquadrabile, quasi anarcoide, Elon Musk in Italia è passato dall’essere raccontato come un visionario a una sorta di corpo estraneo al progressismo. Basti pensare agli ultimi tentativi spaziali di SpaceX. Parliamo dell’unica azienda che produce razzi riutilizzabili, la Nasa gli ha affidato le missioni più importanti e cercherà di riportare nel 2025 l’uomo sulla Luna. Eppure il recente viaggio di Starship, finito con un’esplosione, è stato raccontato dai media nostrani come un fallimento quando fallimento non era. Perché? Sarà colpa di quello scherzetto che Elon ha confezionato l’anno scorso quando ha comprato a suon di 44 miliardi il tempio del perbenismo politicamente corretto, Twitter, per trasformarlo nel baluardo della libertà di espressione.

Elon Musk a Palazzo Chigi per incontrare Tajani e Meloni

Non glielo hanno perdonato, mettendolo nel mirino: prima le polemiche sulle spunte blu, poi le voci sul dissesto finanziario, infine gli attacchi sui licenziamenti (mentre Amazon e Facebook facevano pure di peggio). Ma il piano di Elon è chiaro e non cambia: permettere a tutti di esprimersi, anche su temi controversi, come il Covid o la politica, a patto che si rispettino le leggi. Nessuna censura preventiva. Nessuna cacciata di leader politici dalla piattaforma, come successo con Trump.

Piccolo problema: in Europa, a sinistra, sta montando l’idea che alcune idee possano essere soppresse e le libertà sacrificate sull’altare della “sicurezza”, del “politicamente corretto” o del “pensiero mainstream”. Di più: molti ritengono che le piattaforme online debbano essere “controllate” da non si sa bene quali censori per mezzo di strumenti legislativi statali atti a limitare la circolazione di notizie, idee, pensieri.

A ben vedere due mondi, quello del dirigismo e l’opposto libertario, si stanno scontrando proprio su questo campo. Con uno sguardo al 2024. Alle prossime elezioni europee si gioca il futuro del Vecchio Continente, con i popolari e i conservatori che mirano a spostare verso destra l’asse di una Commissione oggi guidata da Ursula e Timmermans. Musk lo sa.

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