La disfida dei social

Musk spaventa i progressisti: vuol fare di Twitter un posto libero

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Elon Musk è un pazzo scatenato. Sì, avete letto bene. Essere l’uomo più ricco del mondo non esclude la follia, che può essere lucida. E soprattutto non esclude la voglia di avere sempre fame, per usare i termini del mitico Steve Jobs. Per questo è un po’ diverso dal John Galt, l’eroe della libertaria Ayn Rand, che in pochi in Italia conoscono, ma che molti imprenditori della Silicon Valley continua ad influenzare.

Dietro la sua scalata a Twitter, il più traballante dei social network, ma il più usato dall’establishment di tutto il mondo, ci sono sicuramente ragioni finanziarie. Ha comprato valutando l’affare 44 miliardi di dollari, 54 dollari ad azione: più dei 44 delle ultime quotazioni, molto meno dei 77 che valeva solo pochi mesi fa.

È un pazzo visionario che si è inventato Tesla, che è ancora una scommessa, ma che è diventato uno dei marchi più famosi del mondo. È un pazzo visionario che si è inventato SpaceX, per i viaggi spaziali, quando nessuno ci pensava. Un bambino bullizzato in Sudafrica che lascia Stanford dopo solo due giorni. E poi a 28 anni si inventa Paypal, la società dei pagamenti che si apre in un click. E da lì, lo spazio, l’ecologia, i trasporti, i collegamenti neurali fino a Twitter.

Di sé ha detto: “sono progressista sui diritti civili, conservatore su quelli fiscali”. Dichiarazione molto simile a come si definiva un liberale Antonio Martino. È un ambientalista convinto, ma un distruttore del politicamente corretto. È contro il mainstream, anche se ne fa parte. La California, a cui deve molto, l’ha mollata solo un anno fa per il Texas: troppe tasse. Ha votato con i piedi.

E ora arriviamo a Twitter. Quello di Musk si annuncia come un incubo dei progressisti. Musk lo vuole rendere un social libero: niente più censure. In cui tutti possano esprimere le proprie opinioni, anche le più urticanti. Alla sinistra non va giù: è il suo cortile di casa. E teme che Trump, espulso dal social, possa così ritornarci. Non è detto che l’ex presidente lo faccia. E pochi si ricordano come Musk fosse sì contrario all’espulsione di Trump, ma fosse stato anche un suo acerrimo nemico riguardo ai cambiamenti climatici. Com’è quella frasetta, erroneamente attribuita a Voltaire: «Non sono d’accordo con quello che dici, ma darei la vita perché tu lo possa dire».

Musk è un libertario che sa fare i soldi. Il fondatore di Twitter, Jack Dorsey che vive digiunando e meditando e che si sente un eroe randiano, non poteva che apprezzare l’arrivo di Musk.

La sinistra, i liberal americani, i politicamente corretti di tutto il mondo stanno invece schiumando dalla rabbia. È la rivolta di Atlante, è l’Atlas Shrugged di Ayn Rand. Adesso vedremo che sapranno fare.

Nicola Porro, Il Giornale 27 aprile 2022

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