È vero, Elon Musk ha anche dei difetti. Eppure, è rimasto uno dei pochissimi a cui la destra americana di tendenza libertaria possa aggrapparsi e considerare in qualche modo una figura di riferimento. Se non altro, riesce perfettamente a farsi odiare da tutto quel mondo liberal-fighetto di cui fanno parte il 99% dei suoi colleghi nerd della Silicon Valley, e forse tanto basta.
L’ultima uscita delle sue l’ha partorita mercoledì notte, quando su Twitter, ha inserito un meme con la foto di Hitler che chiedeva di smetterla di essere paragonato al primo ministro canadese Justin Trudeau. Il riferimento, forse infelice (tanto da esser stato poi rimosso) ma in perfetto stile Musk, era ovviamente alle leggi molto restrittive in vigore in Canada relativamente ai vaccini e alle modalità piuttosto dure con cui il governo sta rispondendo all’ormai celebre protesta dei camionisti.
Se lo stile del cinguettio non è stato forse il massimo, motivo per cui è stato ferocemente attaccato, altrettanto non si può dire per il senso del messaggio nascosto dietro l’ironia. È innegabile, infatti, che il Canada abbia intrapreso in tema Covid una delle politiche più restrittive e liberticide al mondo, in compagnia di un altro paese, questa volta europeo: l’Italia, e che te lo dico a fa?
E allora mettiamoci un momento nei panni del CEO di Tesla. Parliamo di un imprenditore visionario con un pensiero politico non propriamente definito, ma con delle chiare tendenze libertarie, quasi anarchiche. Di un pioniere dello spazio intrigato dalla vita su Marte per poter essere finalmente libero dalle leggi e dalle costrizioni della politica. Di un nerd antisistema che da piccolo giocava a Dungeons & Dragons e che ora si diverte tantissimo con le criptovalute tanto invise ai governi. Ma se si vuole capire ancora meglio una figura che qui da noi non potrebbe mai esistere, per lo meno a quei livelli di celebrità, bisogna tener presente che Musk non è solo un teorico della libertà, ma ha anche il fegato di agire controcorrente, in base ai suoi principi. Un esempio? Ha recentemente spostato alcune delle sue attività dallo stato più liberal d’America, la California, a quello più conservatore, il Texas.
Dunque, ritornando al Canada, non sorprende affatto che il Ceo di SpaceX si sia schierato con i ribelli e che si sia dato anche da fare per supportarli economicamente con i suoi amati bitcoin. Così come non stupisce che veda Trudeau come un nemico della libertà. Musk appartiene a quella categoria di persone che sa perfettamente che l’iniziativa individuale, sia essa la libertà di fare impresa, o quella di poter circolare liberamente senza lasciapassare sanitari, è del tutto incompatibile con le politiche stataliste e liberticide dei governi.
Ormai ci si è abituati alla figura del nuovo imprenditore liberal che, almeno a parole, deve seppellire la ricerca del profitto sotto fiumi di retorica perbenista. Alle nuove aziende “etiche” che si sentono in dovere di trasmettere il loro “codice valoriale” ai propri dipendenti e nel proprio business. Ad un capitalismo di Stato che è sempre più Stato e meno capitalismo.
Ecco, Musk ha le spalle abbastanza larghe per non essere tutto questo. E non perde occasione per ricordare al mondo intero che un vero imprenditore è innanzitutto un ribelle.