Mussolini, il racconto senza lenti deformate dell’antifascismo militante

Il nuovo libro di Giordano Bruno Guerri “Benito. Storia di un italiano”

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Benito Giordano Bruno

La prima cosa che salta all’occhio dell’ultimo libro di Giordano Bruno Guerri è la dimensione. Il suo ultimo libro in realtà non è lungo, poco più di 330 pagine, ma è enorme, è largo quanto un foglio A4. E l’estetica, il gioco, la dimensione per Guerri contano. E non si pensi che sia granché influenzato dal genius loci, dal Vittoriale dove vive. Quando era a capo della Mondadori si inventò il primo libro impermeabile, che si sarebbe potuto leggere sotto la doccia.

La seconda cosa che vi stupirà è il titolo: Benito (Rizzoli, pagg. 348, euro 27). Ecco, solo il nome di battesimo, quello con cui gli italiani semplicemente si riferivano a lui durante il Ventennio. È la storia di un italiano. E qui semplicemente sta la grandezza e il motivo di questa recensione. Mussolini, il Duce viene raccontato dallo storico «con lo sforzo retrospettivo di vedere quegli anni con la mentalità dell’epoca, per poterli equamente e ragionevolmente, giudicare». Senza le lenti deformate dell’antifascismo militante che lo hanno descritto, dopo averlo certamente condannato, «come una caricatura degna solo di essere irrisa».

La prima parte racconta la sua prima vita, quella del figlio del fabbro, della piccola casa paterna di due stanze, del seminario e del suo povero desco e così via fino a diventare il più giovane presidente del Consiglio italiano, battuto solo recentemente da Renzi. Il libro è corredato da magnifiche foto a tutta pagina: il Mussolini in stampelle, segue un irriconoscibile Mussolini in trincea e con la barba. I titoli contano per Giordano Bruno Guerri, e la sezione della forza del regime, non poteva che titolarsi: «Il Duce ha sempre ragione». È qui che si parla della sua ossessione per il mito di Roma «che aveva sempre disprezzato come simbolo della decadenza politica italiana» e che però era il luogo migliore per affermare il vigore del rinato Impero Italiano.

A cui verrà dedicata la terza parte, che si occupa della fondazione e del successivo affondamento del nuovo impero. Il libro è pieno di storie apparentemente minori, ma significative. Non è scritto in modo aneddotico, ma è pieno di aneddoti. C’è il passo dello storico, ma anche dell’amante della cronaca. «Nel 1927 fu costituita l’Ovra», che aveva come unico nemico il Partito comunista. È un grande libro, in tutti i sensi, non perdetelo.

Nicola Porro, Il Giornale 27 ottobre 2024

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