“Domani suoneranno ancora le campane di Francia?” è il titolo di un libro del 2016 di Philippe de Villers, già ministro ed europarlamentare, negli anni Novanta uno degli “inventori” del sovranismo e oggi lucido e sopraffino analista della decadenza della nostra civiltà. Di fronte all’ennesimo incendio a una cattedrale, a Nantes stavolta, la risposta di de Villiers giunge in uno suo tweet : “il crollo della civiltà è in marcia. Durante la quarantena le chiese sono state chiuse. Ora bruciano”.
Per la verità ardono in Francia da molti anni, e recano nomi famosi come Nantes, Dijion, Nimes, Toulouse e ovviamente Notre-Dame a Parigi, ma vale anche per chiese meno conosciute, alcune molte antiche ma altre persino moderne: per chi volesse un resoconto puntuale in lingua italiana, aggiornato ai tempi di Notre Dame, lo ha scritto Giulio Meotti lo scorso anno (Notre Dame brucia. L’autodistruzione dell’Europa, Giubilei Regnani).
“Eh” ti interrompe però subito il Cps (Cretino Progressista Secolarizzato) ma anche il Bic (Bergogliano Ipo Cristiano), “sono incidenti: un elettricista qui, un carpentiere là, e poi sono edifici antichi, vecchi” (per le due categorie in questione “antico” è il peggior insulto possibile). Bene, intanto a Nantes gli inquirenti stanno lavorando sull’ipotesi dolosa. Ma anche se non fosse, cioè se si trattasse di un incidente come a Notre-Dame, il gran numero di chiese che ogni anno in Francia crollano dimostra perlomeno un congenito disinteresse degli ultimi governi, tutti di sinistra e progressisti, da Hollande a Macron.
Bisogna infatti ricordare che, in seguito alla Loi de séparation del 1905, in Francia la gestione delle chiese dipende esclusivamente dallo Stato. Ed è certamente una delle ragioni per cui esse cadono maggiormente a pezzi rispetto al Regno Unito, alla Germania, alla Spagna e all’Italia. L’appena dimesso governo Philippe ha per esempio stanziato per tutte le 87 cattedrali francesi quaranta milioni di euro. Tanti o pochi? Difficile dire, però ne ha riservati ben trenta per il rinnovo del solo Grand Palais di Parigi, oggi adibito a mostre d’arte evento per attirare il turista planetario.
Questioni di scelta. E, come scriveva già all’epoca de Villiers, la scelta è quella delle élite francesi, ma diremmo anche occidentali, che il retaggio cristiano, alla base dell’identità europea, sia qualcosa di secondario, di antico, e anche un po’ da nascondere, di fronte al futuro delle magnifiche sorti e progressive, che dovrà essere multiculturale e multireligioso: tante religioni, nessuna religione, se non quella “umanista”, tanto cara a Macron e anche a Conte, e soprattutto al globalismo finanziario senza radici, senza storia, senza identità.
Non fosse che una religione più aggressiva delle altre ci sarebbe, e non è il cristianesimo né, cara cancelliera Merkel, appartiene alla storia europea: è l’Islam. Il sottotitolo del libro di de Villers evocava infatti la “sfida contro l’islamismo” perché non tutti gli incendi alla chiese sono accidentali. Anzi, molti sono dolosi e non per frodo o per denaro ma per ragioni ideologiche e religiose. Non sono solo islamici, sia chiaro, a danneggiare le parrocchie, ma anche gruppi anarchici e di estrema sinistra. È indubbio che la galassia in Francia chiamata islamo gauchisme abbia messo da tempo gli edifici di culto nel proprio mirino: e non esclusivamente cristiano, troviamo anche sinagoghe. Ma non sono pochi gli imam uditi mentre invitavano ad assalire le chiese e del resto, quella di Saint-Etienne de Rouvray, pure se non una cattedrale, risale al XVI secolo. E non è stata danneggiata; peggio, è stata oltraggiata e violentata: il padre Hamel vi fu sgozzato da Adel Kermiche e Abdel Malik il 26 luglio di quattro anni fa.
La Francia è il paese in cui lo scontro di civiltà tocca le sue punte più alte. Sarebbe persino banale soffermarvisi tanto è noto; e spesso ne sono vittime le chiese. Ma i veri colpevoli sono solo i fanatici oppure non saranno quelle élite politiche, intellettuali, mediatiche, economiche, plaudenti l’immigrazione incontrollata e che, di fronte alla propria cultura e alla propria identità, si sono vergognati e continuano a vergognarsi? E intanto le cattedrali continuano a bruciare.
Marco Gervasoni, 18 luglio 2020