Che la posizione di Garcia al timone del Napoli non fosse così solida era cosa ormai nota già da alcune settimane; la percezione era quella di un allenatore pericolosamente in bilico, condannato ad un filotto di vittorie e prestazioni convincenti per garantirsi la permanenza sulla panchina partenopea. Non vi è dubbio infatti che in questo primo scorcio di stagione il Napoli abbia deluso le attese, soprattutto alla luce di un organico sostanzialmente invariato (Kim a parte) rispetto a quello che lo scorso anno aveva dominato in modo netto ed inequivocabile il campionato, vinto con grande merito.
Salutati alcuni dei principali artefici di quella storica impresa quali Spalletti (ora CT della Nazionale) e Giuntoli (passato alla Juventus) e realizzata quindi una vera e propria rivoluzione al di fuori del rettangolo di gioco, l’elemento di continuità da cui ripartire con forza era rappresentato dalla rosa a disposizione del nuovo tecnico francese.
Napoli, Garcia in bilico
Evidentemente però qualcosa non ha funzionato e non si è creata quell’amalgama tra allenatore e squadra, indispensabile per porre le basi per una grande stagione e dare slancio al ciclo vincente aperto da Spalletti. Da un lato, un gioco poco convincente e dall’altro una malcelata insofferenza di alcuni dei giocatori più rappresentativi nei confronti del tecnico sono parsi pericolosi campanelli di allarme; se aggiungiamo a questo un ruolino di marcia in campionato tutt’altro che brillante appare quasi scontato parlare di un Garcia sempre più in bilico. E probabilmente la sconfitta casalinga maturata con la Fiorentina nell’ultima giornata prima della pausa per le Nazionali è stata la classica “goccia che ha fatto traboccare il vaso”, andando a minare ulteriormente le già poco solide fondamenta della panchina del francese.
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Le recenti dichiarazioni del Presidente del Napoli poi non hanno fatto altro che certificare sia la complessità della situazione che la precarietà del rapporto con il tecnico. In primo luogo è stato implicitamente enfatizzato il concetto che Garcia non fosse la prima scelta (e neppure la seconda o la terza per la verità) per il Napoli del dopo Spalletti e che prima di lui siano stati sondati e contattati altri profili; in seconda battuta, i tentativi fatti nei giorni scorsi per portare Antonio Conte sulla panchina del Napoli hanno in buona sostanza “esautorato” Garcia dal proprio ruolo.
La consapevolezza a questo punto è che il francese, a meno di veri e propri disastri, potrà rimanere sulla panchina del Napoli più per una mancanza di valide alternative che perché goda della fiducia incondizionata della società. Inutile sottolineare come questa situazione per certi versi grottesca porti anche a ridurre il grado di autorevolezza del tecnico nei confronti della squadra – con la quale già non sembravano esserci rapporti idilliaci – ed aleggia su tutto un grande punto interrogativo sul come uscire da questo vero e proprio stallo.
Lo scenario
Non vi erano dubbi sul fatto che l’erede di Spalletti avrebbe avuto vita dura (nonchè molto da perdere) e che in presenza di risultati insoddisfacenti o di un gioco poco brillante si sarebbero sprecati i paragoni con il Napoli scudettato; forse anche per questo motivo diversi allenatori in estate avevano rinunciato a sedere sulla panchina partenopea. E va da sé che Garcia avrà certamente valutato accuratamente i pro e i contro della sua scelta, probabilmente intravedendo nel Napoli l’opportunità per rientrare nel calcio che conta dalla porta principale nonché la grande occasione per vincere qualcosa di importante.
È altrettanto evidente però come l’amore tra il Napoli e Garcia non sia scattato e non sembrano più esserci i presupposti perché ciò possa accadere d’ora in avanti. La domanda, forse neppure troppo provocatoria, a questo punto è la seguente: alla luce della situazione per certi versi surreale che si è venuta a creare con un allenatore di fatto “commissariato” e che non gode più della piena fiducia della società (se Conte avesse detto sì ora Garcia non sarebbe più l’allenatore del Napoli), anziché continuare a guidare la squadra da “separato” in casa, la scelta migliore per il tecnico francese non sarebbe forse quella di chiamarsi fuori dalla contesa e di rassegnare le proprie dimissioni?
Enrico Paci, 14 ottobre 2023