Cronaca

Naufragio Palermo, indagato il capitano. Ma lui ancora non lo sa

James Cutfield, neozelandese di 51 anni, nel mirino dei pm. Manca l’avviso di garanzia. Non sarà il solo: verifiche anche sul vicecomandante e sull’uomo di turno al meteo

comandante nave naufragio palermo © ssuni tramite Canva.com

Era nell’aria, e probabilmente inevitabile. Adesso la notizia è più o meno ufficiale: il comandante neozelandese del Bayesian, James Cutfield, è sotto indagine con le accuse di “naufragio ed omicidio plurimo” colposi. L’imbarcazione a vela, investita da una tempesta vicino a Palermo, dopo aver scarrocciato compiendo una rotazione di 270 gradi sul suo asse, si è inabissata di poppa portando con sé sette persone affogate nel tentativo di trovare una bolla d’aria dove salvarsi. Tra loro anche Mike Lynch, magnate e proprietario della nave, che aveva appena finito di festeggiare l’assoluzione da una causa milionaria.

Le indagini condotte dalla Procura di Termini Imerese sul disastro di Porticello hanno sin da subito messo sotto osservazione le scelte del capitano Cutfield. Ripetiamo: era quasi scontato che finisse indagato. Però l’Italia è pur sempre l’Italia e neppure quando di mezzo ci sono cittadini stranieri, grandi società britanniche e assicurazioni miliardarie il Belpaese perde il vizio di far arrivare prima ai giornali, e solo dopo al diretto interessato, la notizia dell’inchiesta a suo carico. Infatti, stando a quanto risulta al Corriere e all’Adnkronos, a Cutfield non sarebbe ancora stato notificato alcun un avviso di garanzia. Certo: le autorità gli hanno richiesto di nominare un avvocato e di indicare un indirizzo per le notifiche legali, il primo passo a cui di solito segue l’avviso di rito. Tuttavia Repubblica, le agenzie di stampa Agi e LaPresse assicurano la procura avrebbe già preso le sue decisioni. Sintesi: il comandante è stato iscritto nel registro degli indagati, lui non lo sa ma i giornali sì. Tipicamente italiano.

Durante il primo interrogatorio, Cutfield ha avuto l’opportunità di presentare la sua versione dei fatti, evidenziando come non fossero state rilasciate allerte meteo capaci di anticipare l’imminente tempesta. La sua lunga esperienza come comandante, tuttavia, non è stata sufficiente a scongiurare le tragiche conseguenze di una serie di manovre inadeguate che, secondo i pm, avrebbero portato all’affondamento della nave. Durante il secondo interrogatorio tenutosi ieri, il capitano ha risposto alle domande degli investigatori sulla posizione della deriva, sul portellone aperto e su cosa sia successo in quei circa 32 minuti trascorsi tra il momento in cui il veliero ha iniziato ad imbarcare acqua e lo sparo del razzo di soccorso. Le domande sono numerose. Come è potuto affondare un veliero di quella stazza? Qualcosa era rimasto aperto? Il portellone? E nel caso: quale? Cosa ha permesso di imbarcare acqua ad una nave considerata da tutti praticamente inaffondabile? L’ad della società che ha costruito Bayesian, nei giorni scorsi, ha sottolineato come secondo lui solo una lunga catena di errori dell’equipaggio può aver provocato il disastro.

Va detto tuttavia che il comandante della Guardia Costiera di Palermo, Raffaele Macauda, ha confermato almeno in parte la versione del comandante. Ovvero che quella sera non erano previste allerte meteo. “Il Meteomar (dell’Aeronautica militare, ndr) di quel giorno, dalla mezzanotte del 19 agosto fino alle dodici ore successive, prevedeva nella zona isolati temporali e visibilità buona. Ciò significa che, al di là di eventi estremi, non c’erano avvisi di burrasca”. Basta questo a sollevare dalla responsabilità l’equipaggio? Nonostante l’assenza di avvisi ufficiali, alcuni marinai e pescatori avevano previsto la tempesta osservando le condizioni atmosferiche, decidendo di rimanere in porto. E una nave ferma a pochi metri dal Bayesian, la Sir Robert Baden Powell, si è salvata senza neppure un graffio. Questa circostanza pone interrogativi sulla capacità di giudizio di chi lavorava sullo yacht quella sera. Le responsabilità potrebbero peraltro non limitarsi al comandante ma estendersi a tutto l’equipaggio e, potenzialmente, ai costruttori dell’imbarcazione.  I naufraghi superstiti avrebbero spiegato agli investigatori che quella sera, nonostante il temporale, non sarebbe stato lanciato nessun allarme. Motivo per cui, forse, parte dei passeggeri è rimasto intrappolato nelle cabile. Possibile? Possibile che in quei lunghi minuti di tempesta nessuno abbia avvisato gli ospiti? Quella notte era stata prevista ed era in servizio la guardia in plancia. Mi chiedo perché non ha visto la tempesta arrivare. Stiamo indagando anche sul perché l’equipaggio si sia salvato salendo sulla scialuppa mentre gli altri ospiti erano nello scafo“, ha dichiarato il pm Raffaele Cammarano titolare delle indagini.

Le vittime del naufragio sono Recaldo Thomas, cuoco di bordo; Jonathan Bloomer, presidente della Morgan Stanley International; sua moglie Anne Elizabeth Judith Bloomer; l’imprenditore britannico Mike Lynch; la figlia Hannah Lynch; e il legale di Lynch, Chris Morvillo, con sua moglie Neda. Tutti i sopravvissuti sono tornati a Londra a bordo di un jet privato. Rimangono ancora asserragliati all’Hotel Domina Zagarella di Santa Flavia i membri dell’equipaggio.

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