Naufragio Palermo, la chat dei comandanti rivela: non è colpa dell'albero

La storia dello yacht affondato a Palermo è incredibile. La grafica più bella oggi la fa il Corriere della Sera facendo vedere quello che è successo. Ho poi ricevuto da un caro commensale una chat di comandanti dei Perini, navi italiane a vela di lusso come quella di Porticciolo; da questi esperti comandanti emerge che non può essere certo una tromba d’aria a buttare giù un Perini, compreso l’albero. Cosa tra l’altro confermata dai sommozzatori che, secondo le cronache di tutti i giornali, si sono accorti del fatto che l’albero è ancora integro e attaccato alla barca e che non ci sarebbero problemi nello scafo.

Il punto sostanziale, nella maniera più chiara lo scrive oggi il Daily Telegraph, sono i portelloni che potrebbero essere rimasti aperti sia a dritta sia a poppa. Questa tipologia di imbarcazione ha infatti delle enormi porte stagne dove da una parte vengono tenute le moto d’acqua e dall’altra invece presentano delle spiaggette. Può darsi quindi che questi portelloni non fossero stati chiusi e imbarcando acqua potrebbro aver causato l’affondamento.

Non voglio fare il “velista di Facebook” però risulta del tutto evidente che quello che ci hanno raccontato sull’albero spezzato e tutte queste robe qua sono scemenze: non è questo il motivo per il quale la barca è affondata in meno di un minuto. Sempre i comandanti del Perini mi dicono che una barca di quella stazza, di quelle tonnellate, risulta stabile, non è alla deriva. L’ipotesi più plausibile resta quindi quella dell’errore umano.

Nel frattempo i sommozzatori non sono ancora riusciti a recuperare gli altri corpi perché entrare in quella barca non è semplice: devono immergersi per 50 metri e possono restare sotto massimo 12 minuti per poi risalire e stare mezza giornata a riposo. C’è un lavoro formidabile di recupero dei corpi che difficilmente potranno essere vivi.

Poi c’è anche tutta una tesi complottista molto interessante e pazzesca che trovate anche su questo sito…