Politica

“Pure i ricchi affogano”. Che pena lo sciacallaggio sul naufragio di Palermo

Lo yatch affondato a Porticciolo offre un nuovo livello nella miseria ideologica di sinistra e dei pro-migranti

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Dopo il mondo al contrario lo sciacallaggio al contrario. Quello dei compagni che usano il naufragio palermitano “dei ricchi” per rilanciare la causa del migrantismo senza scrupoli. Certi commenti sono un pendolo tra l’idiozia e lo squallore, qualcosa che segna un nuovo livello nella miseria ideologica di sinistra: lo yacht giustapposto alle carrette delle Ong, disastri e condizioni incompatibili viceversa appaiati con demenziale disinvoltura. Alcune suffragette della sinistra marinara salmodiano: “Magari ci fossero [servizi e notiziari] per ogni naufragio di barconi, in cui muoiono decine di persone. Fanno meno impressione”; “Il paragone è improprio? Solleva un tema: in mare le vite si salvano sempre. Mandare le Ong verso porti lontanissimi è solo strategia politica”. “Speriamo che i 15 salvati non debbano essere portati a centinaia di miglia di distanza dal naufragio”, e questa è la Sea-Watch che, in modo alquanto sgradevole, parla evidentemente pro domo.

E poi troviamo anche Sansonetti: “Ma il naufragio di un gommone di migranti vale quanto il naufragio di un veliero di ricchi?”. Ma che c’entra? Non si regge neppure come provocazione, non sta in piedi, è un modo (sgradevolmente) strampalato di vedere la faccenda: “mamma mia che pena”, commenta uno; “imbarazzante perfino sulle tragedie”, rincara un altro. Sono commenti irritanti, privi di logica, che affondano nel pessimo gusto: se l’empatia non ce l’hai per chi affoga in funzione del “veliero di ricchi”, è difficile che la provi sinceramente per i disperati delle bagnarole. A cosa porta un tale modo di ragionare, si fa per dire, per amor di garantismo intellettuale (o intellettivo)? Unicamente a sostenere il sistema degli sbarchi clandestini, del traffico umano che porta alle stragi, insomma, facciamola breve: a tirar acqua al mulino piddino.

Questi che predicano in pillole conoscono benissimo il pull factor, il nesso fra l’attivismo delle Ong, discutibile per molti versi, e le morti in mare, sanno che più ne imbarchi e più ne condanni ad affogare, in proporzioni certificate dalle statistiche ministeriali (Francesca Ronchin ne ha scritto dettagliatamente in diverse occasioni su questa testata, oltre che in un documentatissimo libro, IpocriSea). Sanno il ruolo degli scafisti, gli ambigui rapporti con le Ong, le loro manovre per sottrarre i loro carichi precari a porti sicuri pur di destabilizzare quelli italiani. A che pro allora usare una disgrazia del tutto episodica per sostenere un tale giro vizioso, alimentato da logiche e dinamiche non di rado criminali? Senza contare le conseguenze in termini di presenze, il Paese oltre la saturazione, le città invivibili, le mille angoscianti o agghiaccianti dimostrazioni di una fallita integrazione che va strangolando l’Europa intera, sviluppando un contro-colonialismo, una conquista di ritorno da parte di chi sbarca.

È questo che si vuole? Allora lo si dica chiaro, senza scomodare certo pietismo liofilizzato da social. Ma come fai a mettere in relazione questo inno all’irresponsabilità perniciosa, questo ostinato non vedere le conseguenze di una impostazione scellerata con l’incidente di un gruppo di facoltosi sul natante o sul veliero? Questo è un incidente, fatale come tutte le disgrazie casuali; le stragi in mare sono provocate, messe in conto e sarebbero in larghissima parte evitabili se solo ci si risolvesse ad impedirle una volta per tutte. Tenuto conto poi che il 93% di chi si risolve a tentare la sorte non fugge da nessuna guerra ma si azzarda perché irretito dalla propaganda mafiosa dei trafficanti. Come celebrare un frontale tra Ferrari per perorare la causa delle auto elettriche. Ma che bella umanità, che bel modo di (fingere di) dolersi per una sciagura. Sarò maligno io, ma da certe chiose affiora, o sgorga, quel retrogusto malevolo tipico del solidarismo classista di stampo comunista: intanto è toccata anche a loro, agli egoisti, ai riccastri, quelli che se ne fregano dei proletari da sbarco, vedi, adesso non fanno più gli sboroni sul panfilo con lo champagne in ghiaccio.

Certo, questi sono privilegi che si accettano solo dai profeti dell’ambientalismo hollywoodiano, gli Orlando Bloom, i Leo di Caprio. Ma non è vero, anzi è una menzogna colossale, retorica ma colossale, che i notiziari non si occupino delle tragedie in mare: non fanno altro, e regolarmente in modo da cavarci la speculazioncella politica, ovvero è colpa “delle destre” anche quando Viminale e altri dicasteri coinvolti sono in mano alla sinistra. Sempre, comunque, in modo inesorabile. Evidentemente, a una certa cattiva coscienza militante non basta oppure non perde tempo a seguire i telegiornali, è troppo concentrata sulle sue personali fregnacce da social. O magari quello che indispone è l’attenzione riservata a un branco di privilegiati che sono andati giù e qualcuno si permette pure di raccontarli, di compatirli.

Sì, tutto ciò è molto di sinistra, molto meschino dietro la parvenza della humana pietas. Vedi, anche i ricchi affogano. E a dirlo è l’eterno fanciullame esaltato che un migrante non l’ha mai visto, mai tenuto in casa, se non, eventualmente, con addosso una livrea e un vassoio in mano.

Max Del Papa, 21 agosto 2024

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