Cronaca

Navratilova contro i trans: “Il tennis femminile non è per maschi falliti”

navratilova trans

L’ampio dibattito che si sta sviluppando intorno agli atleti trans nelle competizioni sportive sta creando discussioni serie e spesso accese. La controversia più recente su questa questione coinvolge, per esempio, la campionessa di tennis Martina Navratilova, che si è espressa apertamente contro l’inclusione di atlete trans nelle competizioni femminili, suscitando negative reazioni e accuse di transfobia.

Navratilova contro i trans

“Non è giusto e non è corretto”, ha dichiarato Navratilova, mettendo in discussione la legittimità delle vittorie di atlete nate maschi, come Alicia Rowley, nei tornei femminili over 55 organizzati dalla United States Tennis Association (Usta). “Hey, Usta – ha scritto Navratilova – il tennis femminile non è per atleti maschi falliti, qualunque sia l’età. Questo sarebbe consentito agli US Open di questo mese? Solo con un documento d’identità? Non credo…”. L’ex tennista è famosa per essere la prima atleta professionista a dichiarare apertamente la propria omosessualità. Era il 1981. Ecco perché le sue parole fanno ancora più rumore: una icona Lgbtq+ contro la schizofrenia dell’ideologia woke. “È patriarcato per gli uomini biologici insistere sul diritto di entrare negli spazi creati per le donne – dice Navratilova, già cacciata dall’Associazione degli atleti omossessuali con l’accusa di transfobia – Quanto è difficile da capire? È patriarcato che gli uomini biologici insistano sul diritto di competere nella categoria femminile nello sport”.

Il caso dell’atletica leggera

Il dibattito in fondo è caldo. Negli scorsi mesi, l’assemblea plenaria del World Athletics, la federazione internazionale di atletica leggera, ha recentemente deciso di limitare la presenza di atleti trans nelle gare femminili. Il motivo è semplice: evitare che atleti nati maschio possano avere un vantaggio troppo importante gareggiando nelle discipline femminili. In attesa di approfondimenti scientifici, la federazione ha scelto di proteggere la categoria femminile.

La crisi della birra trans

In fondo il tema sta investendo non solo l’ambito sportivo. L’introduzione di tematiche trans ha avuto impatti importanti anche in ambito pubblicitario e commerciale. Il caso di della Anheuser-Busch InBev BUD, il più grande produttore di birra al mondo, ne è un esempio lampante. Dopo una promozione realizzata con l’influencer transgender Dylan Mulvaney, le vendite di Bud Light hanno subito una forte diminuzione, portando l’azienda a rivedere la sua strategia pubblicitaria.

Senza dimenticare quanto successo in Scozia con il caso di Isla Bryson, noto stupratore seriale che dopo essere stato incarcerato si è proclamato donna, ha sollevato enormi polemiche. Bryson è stato assegnato a un carcere femminile, provocando un forte malcontento tra le detenute.