L’Ucraina di oggi è la raffigurazione geopolitica di due ideologie diverse, di due mondi diametralmente opposti. Da una parte, il blocco occidentale, formato da Usa ed un’Europa allargata dopo la caduta dell’Unione Sovietica; dall’altra, il blocco costituito dai regimi asiatici: Russia, Cina, Bielorussia e Corea del Nord – che non partecipa direttamente al conflitto, ma che ha votato contro la condanna dell’invasione russa in sede Onu. L’Ucraina incarna perfettamente la divisione ed il contemporaneo miscuglio tra democrazia e dittatura, tra libertà e coercizione, tra pluralismo e unanimismo. Come nella coreana Seul, nell’ucraina Leopoli vince ancora la democrazia; come a Pyongyang, la capitale della Corea del Nord, a Donetsk trionfa il democratismo.
Non è neanche escluso che la guerra possa concludersi con una medesima fase di stallo: la stipulazione di un armistizio, più volte non riconosciuto, a cui non segue un accordo di pace. Il Donbass potrebbe diventare la nuova zona demilitarizzata europea, nonché il confine più teso della Guerra Fredda del nuovo millennio. In definitiva, il 38º parallelo d’Europa.