Esteri

Né Putin né Zelensky: chi sono i veri sconfitti della guerra ucraina

L’opinione di Paolo Becchi

Biden, Von der layen, Zelensky © jplenio tramite Canva.com

Prendo le mosse dalla situazione attuale del conflitto per fare però una riflessione più generale. Il tentativo dell’esercito ucraino di penetrare in territorio russo nella Regione di Kursk è fallito. Secondo fonti ufficiali gli ucraini avrebbero perso 16.400 uomini e 127 carri armati dall‘inizio dell’operazione. L’invasione si è rivelata per quello che era: una mossa da disperati, propagandistica, ma autolesiva sul piano strategico. Le difficoltà sui diversi fronti si stanno conclamando e possono essere in parte ritardate solo con interventi sempre più diretti della NATO nel conflitto. Come, ad esempio, quello recente dei droni che hanno colpito un deposito militare di carburante in territorio russo.

In questo contesto, le ultime decisioni dell’Unione Europea segnano qualcosa di nuovo: da adesso l’UE sarà considerata una forza ostile alla Russia. E questo significa che la Russia non accetterà mai non solo l’ingresso dell’Ucraina nella NATO, ma ora neppure nell’Unione Europea, considerata appunto una forza ostile.

La guerra, nel frattempo, ha assunto un carattere nuovo per il popolo russo. Non si tratta più di difendere la popolazione russa nel Donbass, questa è una guerra esistenziale che riguarda la sopravvivenza della Russia come civiltà. Non ci sarà quindi pace sino a che non sarà riconosciuta la vittoria della Russia e la resa dell’Ucraina. L’Ucraina sarà ridimensionata nei suoi confini, disarmata, fuori da NATO e UE. È solo una questione di tempo.

I veri sconfitti di questa guerra, tuttavia, saremo noi europei, o meglio noi siamo stati sconfitti dai nostri governi che guidano la Ue e che non sono riusciti a svolgere quel ruolo di mediazione diplomatica che potevano almeno tentare di esercitare. L’Europa resta quello che è dalla fine della Seconda guerra mondiale, vale a dire una colonia americana. L’idea di costruire uno spazio politico europeo indipendente fondato su un’unione monetaria non poteva che fallire ed è fallita. Questa guerra ha dimostrato che l’Unione non ha un’anima propria.

Tutto cambia nel mondo: la Russia con Putin è ritornata una potenza, la Cina è diventata una potenza imperiale, altre potenze, in primis India e Iran, stanno nascendo in un mondo sempre più multipolare. Stanno mutando gli equilibri geopolitici del mondo o forse, più realisticamente, stiamo andando verso un nuovo disordine mondiale pieno di incognite. Una cosa però è certa: la cosiddetta “globalizzazione” a guida americana è finita, la kantiana “pace perpetua” pure. Non c’è stata la “fine della storia” e, anzi, la storia continua come sempre è stato con guerre e conflitti. È “l’immenso mattatoio” di cui parlava Giorgio Hegel.

L’impero americano ha cercato di costruire intorno a sé un grande Occidente allargato. Invece, per una sorta di quelle ironie che nella storia sono tutt’altro che infrequenti, alla fine ci troviamo di fronte ad un Oriente allargato alla Russia e pronto a estendere la sua influenza anche in Africa. Anche il nuovo conflitto in Medio Oriente segna un ulteriore passo nel processo di deoccidentalizzazione del mondo. Solo l’Europa sembra non accorgersi di tutti questi cambiamenti epocali e del declino atlantico.

Paolo Becchi, 24 settembre 2024

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