Qualche giorno fa è iniziato in Senato l’esame di un disegno di legge di quelli dal titolo rassicurante, che mettono d’accordo tutti: “Misure per la rigenerazione urbana”. Chi non è favorevole alla rigenerazione urbana?
Il testo
Si tratta, dice la relazione, del “complesso sistematico di trasformazioni urbanistiche ed edilizie su aree e complessi edilizi caratterizzati da uno stato di degrado urbanistico edilizio o socio-economico”. E chi non vorrebbe trasformare le nostre città per renderle più belle ed accoglienti attraverso “interventi che comportino un miglioramento nell’ambiente urbano dal punto di vista sociale, ambientale e culturale”? Rigenerare le nostre città e i nostri territori – continua la relazione – “è uno dei compiti più impegnativi e più urgenti che ci viene richiesto dai nostri tempi”. Perbacco, non indugiamo oltre, allora!
Imu triplicata
C’è un problema, però. Finite le belle parole, arrivano le norme, che non sempre sono coerenti con i nobili principii espressi nelle relazioni. Leggiamo, ad esempio, che cosa c’è scritto all’articolo 11. Il titolo – anche in questo caso – è rassicurante: “Misure di tutela dei beni culturali e dei centri storici”. Ri-perbacco, che cosa aspettiamo a rafforzare la tutela dei nostri ineguagliabili beni culturali e dei nostri meravigliosi centri storici? Qualcuno, però, oltre ai titoli legge anche le disposizioni e al comma 6 si trova davanti questa norma in tema di Imu, la patrimoniale sugli immobili: “I comuni, con deliberazione del consiglio comunale, censiscono e mappano annualmente gli immobili commerciali e artigianali, localizzati nei centri urbani e storici, inutilizzati da più di dodici mesi e, rilevando il danno di immagine per la comunità dovuto al degrado urbano causato da tale inutilizzo, possono modificare in aumento l’aliquota di base, definita ai sensi del comma 6, sino a tre volte. Tale aumento è sospeso a fronte di un riutilizzo, anche temporaneo, dell’immobile e cessa a fronte della definizione di un contratto di locazione o di utilizzo a titolo gratuito della durata di almeno tre anni”.
Avete letto bene. Al di là del linguaggio imbarazzante (“rilevando il danno di immagine per la comunità…”), in Parlamento c’è chi pensa che la strada per contrastare la crisi dei locali commerciali – che esisteva da ben prima del virus e che dopo la pandemia è diventata ancora più devastante – sia quella di triplicare l’Imu ai proprietari degli immobili, “colpevoli” di non trovare inquilini disponibili ad utilizzare i locali oppure di essere incappati in esercenti che hanno smesso di pagare il canone per difficoltà della loro attività e ancora non liberano i locali. È davvero disarmante, non si sa più commentare. Anzi, stavolta forse commentare non è necessario, basta limitarsi a diffondere.
P.S.
Il disegno di legge è d’iniziativa del Gruppo del Partito democratico, ma probabilmente non tutti i firmatari hanno colto il significato di ogni disposizione contenuta nel testo. Forse è il caso che ci vadano a guardare.
Giorgio Spaziani Testa, 4 ottobre 2020