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Nei Balcani del Pd si cade sotto il fuoco amico - Seconda parte

Qualcuno già ipotizza “rimpasti”, nella miglior tradizione primo – repubblicana, oppure prone  un improbabile Zingaretti direttamente impegnato nel governo come vice di Conte. Che poi sarebbe il solito modo di scuotere il tappeto spostando solamente da un lato all’altro la polvere che si è depositata nel fondo. Paradossale è poi il fatto che coi grillini ormai non si riesca nemmeno a trovare un candidato condiviso per le prossime elezioni regionali, col rischio di perdere regioni importanti come la Puglia e le Marche. Se non serve nemmeno a combattere le destre, si chiederà il fanatico militante dei democratici, a cosa mai servirà il Partito zingarettiano?

Lo ha sottolineato anche Dario Franceschini, che il vero architrave degli equilibri interni, lunedì mattina in una lunga intervista a Repubblica, con una staffilata finale che, in perfetto stile sinistrese, sconfessa tutte le precedenti parole di difesa di ufficio di Zingaretti e di Conte riportate nelle righe precedenti. Come dire, la situazione è calma solo in apparenza e per il segretario, che la sa lunga sui suoi, suonerà alquanto sinistra la sempre più insistente rassicurazione profferita dagli “amici”: “Nicola, stai sereno!”.

Corrado Ocone, 6 luglio 2020

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