Era così bello nel suo intricato percorso “Quel pasticciaccio brutto de la via Merulana”. Gadda avrebbe potuto insegnare qualcosa, ma Veltroni preferisce i cliché del romanzo giallo format(o) ideologico. Veltroni dimostra di prendere lucciole per lamponi e non a caso la collana di Marsilio che ha inaugurato Veltroni si chiama “lucciole”.
E questo suo esordio “noir” ha l’unico merito di essere stato criticato da Michela Murgia che ha dichiarato: “Il vero assassino non è il maggiordomo: è Valter Veltroni”. E per una volta diamo ragione alla Murgia, anche se il vero giallo è come mai una scalatorina della sinistra Murgia abbia dato contro a Veltroni, che da anni ci ha abituato a disastri continui: da sindaco, da ministro dei Beni Culturali, come regista pubblicitario buonista. Un romanzo che non è nemmeno una lettura da ombrellone ma da “ultima spiaggia”. Che non è quella di Capalbio ma un romanzo senza una pagina degna di essere pubblicata se non si chiamasse Veltroni che qui diventa la caricatura del proprio egocentrismo sinistro con immersioni in un buonismo più scritto che vissuto.
Gian Paolo Serino, 18 dicembre 2019