Questa immagine semplice, che non ha bisogno di spiegazioni, è stata postata sull’account Twitter di Black Lives Matter – Chicago (@BLMChi) il 10 ottobre scorso. Proprio così, gli attivisti che si fanno fotografare con il pugno chiuso e gli occhi pieni di lacrime mentre condannano l’occidente razzista si schierano apertamente. Ed il simbolo della resistenza non è il bambino palestinese vittima innocente delle follie dei suoi genitori, ma l’immagine dei parapendii a motore, ormai riconosciuti come il grottesco emblema della strage al Supernova Rave.
Black Lives Matter non rappresenta gli afroamericani, che quando devono decidere sul serio votano contro il definanziamento della polizia, ma tutti noi ricordiamo le ovazioni sperticate dell’estate 2020 a queste ennesime sardine d’oltreoceano venute a spiegarci quanto facciamo schifo. Conduttori inginocchiati nelle trasmissioni (italiane), articoli grondanti di lacrime, il pianto e l’autocommiserazione usati come spada e scudo contro il nemico comune: la classe bianca d’occidente (ma chi nello specifico? Trump, la Boldrini, Orban o Saviano?). Black Lives Matter è stata una delle tante organizzazioni nate con le migliori intenzioni, nello specifico denunciare gli inaccettabili soprusi della polizia contro gli afroamericani, e poi diventata una degli intoccabili santuari del Wokismo antioccidentale, esattamente come le organizzazioni studentesche di Harvard che a due giorni dalla strage dell’8 ottobre hanno firmato una lettera aperta indicando Israele “interamente responsabile di tutta la violenza in corso”.
Tra i firmatari, a imperitura memoria, Amnesty International at Harvard che ha ritirato la firma non appena la coda di paglia ha iniziato a fare fumo. Fox News si è avventata sulla notizia per prima ed il tamtam di polemiche che ne è seguito ha portato alla cancellazione del post. Addirittura, l’11 ottobre, BLM-Chicago ha postato: “Ieri abbiamo mandato un messaggio di cui non andiamo fieri”. Poi il post continua con la vicinanza alla causa Palestinese, bandiera rosso verde nera e stop.
BLM Global Network Foundation, organo ufficiale dei Black Lives Matter a livello nazionale, ha dichiarato di non essere connessa al gruppo di Chicago o ad altre conventicole locali. Forse hanno ragione, siamo noi che, intrisi di pregiudizi, non vediamo l’ora di additare la pagliuzza nell’occhio degli avversari politici. Quindi meglio farsi un giro sull’account Twitter ufficiale @Blklivesmatter che conta quasi un milione di followers.
Il nulla. Forse hanno lo stesso social media manager di Giuseppe Conte, ma l’associazione più giusta del mondo, la prima ad avventarsi sulla tastiera al primo trailer per accusare la Disney che Biancaneve è troppo bianca e i nani troppo nani, riferisce di una sparatoria avvenuta il 5 ottobre, poi silenzio. Ricompare l’11 con una grande immagine e una scritta: “Giornata Nazionale del Coming Out”. Effettivamente hanno ragione, ci sono cose più importanti a cui pensare. Certo, Black Lives Matter si occupa della causa della discriminazione degli afroamericani ed è giusto che si occupi solo di quello, sbagliato pretendere altro. Ma allora perché gli account dei gruppi locali tra cui BLM DC, e BLM UK grondano di #FreePalestine oppure #GazaunderAttack?
La risposta ce la dà il Gruppo di Washington DC (@DMVBlackLives) che prima ritwitta la notizia della CNN secondo cui non è confermato che i bambini siano stati decapitati (meno male, di cosa si lamentano allora?) poi dà una spiegazione semplice e sincera:
“Affermare che noi non siamo tristi e arrabbiati riguardo la morte di bambini e famiglie in Israele e Palestina è solo un altro esempio che dimostra che il mondo ci vede come dei beni inanimati (animali umani) privi di emozioni, empatia, sentimenti, solidarietà, ragione, ecc…”
In sintesi, i morti sono tutti uguali e non sono loro ad essere ambigui, siamo noi che siamo stronzi.
Pietro Molteni, 14 ottobre 2023