Col colpo di Stato del febbraio 2014 andarono al potere quegli elementi ultranazionalisti ucraini con sentimenti di forte acrimonia nei confronti dei propri concittadini ucraini russofoni. Questi ultimi, preminenti in Crimea e nel Donbass, privati quindi del presidente Yanukovich che nel 2010 avevano democraticamente eletto e consideratisi in pericolo per i nuovi elementi al potere, decidevano di separarsi e proclamarsi indipendenti dal governo centrale. Lo faceva la Crimea che, con referendum sostenuto da oltre il 90% dei votanti, aderiva alla Federazione Russa; e lo facevano Donetsk e Lugansk, che con simile referendum si dichiaravano indipendenti.
Di tutta risposta, il governo centrale, col Decreto presidenziale n.875 del 14.11.2014 tagliava ogni versamento (stipendi, pensioni, sussidi sociali, servizi pubblici) agli abitanti del Donbass e inviava le forze armate a bombardare la regione. Iniziava così una guerra civile, con atrocità perpetrate dal governo centrale e da milizie avvezze al saluto nazista e con la svastica nella loro bandiera, contro i propri stessi concittadini, e senza successo attenzionate al resto del mondo con interrogazioni e allarmi lanciati anche da Amnesty International. Una atrocità per tutte: la strage di Odessa del 2 maggio 2014.
Per farla breve, l’intervento americano in Ucraina, teso a fare di essa una democrazia occidentale, trasformava invece il Paese in un regime russofobico.
Franco Battaglia, 23 febbraio 2025
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