Netanyahu unico responsabile: così i media “seguono” la linea di Hamas

In un foglio ritrovato in uno dei tunnel di Rafah ci sono le direttive che Sinwar ha dato ai suoi

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Sfaradi

Le immagini della manifestazione di domenica a Tel Aviv, durante la quale, secondo la polizia sono scese in piazza 80.000 persone, gli organizzatori hanno dichiarato 500.000, hanno fatto il giro del mondo. La quasi totalità dei commenti dei media internazionali hanno riportato, come annunciato dagli organizzatori, sinistra e opposizione, che la protesta era contro il governo e di solidarietà con le famiglie degli ostaggi. Considerando che si è trattato solo della continuazione delle proteste che si susseguono da prima del 7 ottobre 2023, è chiaro che la motivazione è solo politica e che la solidarietà è in gran parte una nuova scusa per accusare il governo e il primo ministro Benjamin Netanyahu con il fine di farlo cadere e andare a nuove elezioni.

Per capire certe dinamiche è comunque necessario guardare al passato e vedere come vicende simili si sono svolte e sono state trattate. Nel 1972, l’allora Premier Golda Meir, rappresentante della sinistra, si rifiutò di liberare terroristi in cambio degli atleti israeliani alle Olimpiadi di Monaco, ostaggi di Settembre Nero. Yitzhak Rabin, sempre di sinistra, per mantenere la politica che con il terrore non si tratta, nel 1976 non solo si rifiutò di rilasciare terroristi con le mani sporche di sangue come richiesto dai dirottatori del volo Air France, ma lanciò addirittura la famosa operazione militare su Entebbe. Questi sono i due esempi più noti, ma situazioni con ostaggi in mano a terroristi è piena la storia dello Stato Ebraico.

Eppure nessuno è mai sceso in piazza o ha incolpato il governo per la morte di ostaggi come sta succedendo in questi giorni. Certo il caso di Ghilad Shalit, per la cui liberazione sono stati rilasciati oltre 1200 terroristi compreso Yahya Sinwar, il padrone di Hamas detto “Il macellaio di Khan Yunis”, ha cambiato le cose e questo cambio non ha certo favorito la deterrenza israeliana aumentando il rischio di attentati e scontri armati che si stanno trasformando in guerre aperte. Anche se sono i terroristi a uccidere a sangue freddo, gli ultimi sei ostaggi sono stati freddati con un colpo alla nuca, per i manifestanti il colpevole è il governo e il premier in particolare. Eppure, secondo molti sondaggi, una parte considerevole dell’elettorato, una cifra che si aggira intorno al 45% degli aventi diritto al voto, vedono Netanyahu come l’unico politico che possa gestire la situazione attuale.

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In un foglio ritrovato in uno dei tunnel di Rafah ci sono le direttive che Sinwar ha dato ai suoi: “Aumentare la diffusione di foto e video dei sequestrati per incrementare la pressione psicologica che generano”. “Fare qualsiasi cosa per aumentare la pressione psicologica su Gallant, il ministro della Difesa israeliano”. “Spingere sulla linea narrativa che Netanyahu è responsabile unico di quanto sta succedendo”. Israele è una democrazia e la sua forza sta proprio nel permettere a tutti di manifestare le proprie idee e convinzioni e lo fa anche in tempo di guerra. Ma è chiaro ai più, alla maggioranza silenziosa che vive questo difficile momento con tensione e preoccupazione, a ogni famiglia ha qualcuno al fronte, a ogni famiglia che ha perso i figli durante i combattimenti, sono oltre 700 i militari israeliani uccisi nella guerra a Gaza, che certe proteste e giochi politici già fastidiosi in tempo di pace diventano, in tempo di guerra, francamente insopportabili.

Michael Sfaradi 3 settembre 2024

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