Cultura, tv e spettacoli

Netflix vende l’alta moda online

Cultura, tv e spettacoli

Inarrestabile Netflix. La sua piattaforma Netflix.shop si prepara ad accogliere tutte le collezioni, i gioielli e le borse sfoggiate nella serie tv di successo Emily in Paris. Ebbene sì, il colosso da oltre 200 milioni di iscritti dopo la fortunata esperienza dello shopping online dove già viene venduto il merchandising delle serie piu`viste, da Squid Game a Bridgerton o Stranger Things, adesso è pronta a rilanciare con la serie di Emily. Quindi via a cappelli, magliette firmate, borse, collane, felpe…tutto, perfino oggetti per la casa.

Il tutto sotto la supervisione di Josh Simon (storico vice del product e merchandising strategy di Nike), da marzo 2020 vicepresidente del reparto consumer product di Netflix mentre il sito è stato creato da niente di meno che il colosso tech Shopify.

La collaborazione più spettacolare, tuttavia, è quella tra Netflix ed il Museo del Louvre: la piattaforma di streaming ha creato una linea per la serie tv francese Lupin in collaborazione con il Museo dove si vendono oggetti per la casa come cuscini e tavoli ispirati, ad esempio, alla grande piramide di cristallo fuori il Louvre. Ma non è finita qui, la merce di Netflix sarà venduta anche sul sito online di Walmart, con cui collabora dal 2018, e presto i due presenteranno la piattaforma “Netflix fan select”, dove gli utenti potranno votare i futuri capi che saranno presentati su Netflit.shop e Walmart. Insomma, la risposta virtuale all’enorme volume d’affari della concorrente Disney+ che, investendo invece sui negozi fisici, raggiunge un fatturato stimato in dieci miliardi di dollari l’anno.

Nella rincorsa alla Disney, Netflix ha affilato le armi dotandosi di validi alleati: si prepara, infatti, a vendere i suoi capi anche tramite negozi come Sephora, H&M, Amazon o Target per spiccare il volo nel mondo della moda.

Il signor Simon ha tuttavia ammesso che le vendite generate dal sito di shopping non arriveranno probabilmente ai livelli di quelle ottenute tramite i contratti con i marchi di moda, avendo gli stessi maggiori punti vendita. Reale batte virtuale. Almeno per il momento.

Giulia Romana Zacutti, 21 dicembre 2021