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Niccolò, la Sardina in quarantena

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Lui chi è? Lui chi è? Kikazè? Niccolò, il ragazzotto di Grado diventato una celebrità che non c’era, quarantenato giorni e giorni pur non avendo niente, ma proveniente dall’ormai famigerata Wuhan, dove l’avevano isolato ben due volte. Dove sta Niccolò? Esiste Niccolò? Quant’è invadente Niccolò, quant’è esasperante Niccolò: i tigì ogni edizione aprivano con Niccolò, che nessuno aveva mai visto, un atto di fede, una scommessa pascaliana, un dogma, e tutti si chiedevano: ancora tu? Ma non dovevamo sentirti più?

Dio delle città e dell’immensità, tu spiegaci se mai, ma che colpa abbiamo noi, quale bisogno c’era di questo Niccolò, a pranzo e cena lui, avvinto come l’edera. Mistero! Who the fuck is Niccolò? “Niccolò sta bene, Niccolò è negativo, Niccolò è in ripresa”. Sei tamponi gli hanno fatto. A lui; a noi, son cresciuti due coglioni come quelli di un toro: effetti collaterali del Coronavirus. Fino al lieto fine, epilogo annunciato della favola sua, visto che fin dall’inizio, tampone su tampone, era sicuro che il mitologico Niccolò fosse più sano di un pesce e non cinese.

Ma nel circo dei media all’italiana nessuna stupidità avviene per caso: se un ologramma viene pompato, si può star certi che una ragione c’è. Difatti eccola: squarantenato, Niccolò prende a trottolare per i media dell’autoritarismo democratico, apre le danze Repubblica con una intervista proditoria: “Tornerò in Cina, il virus più pericoloso è quello del razzismo”. Originalissimo, arditissimo, simpaticissimo. Non si sa ancora bene che faccia abbia, perché mantenere il semianonimato è garanzia di carisma e sintomatico mistero, come gli occhiali da sole di Battiato. Cuccuruccuccù, Niccolò. Pensiero stupendo, nasce un poco strisciando, si potrebbe parlare, di bisogno di gonfiare, meglio non dire.

Pericolo di contagio, Niccolò non esca dalla città; se dovessimo spiegare, fii fii fii, a che serve ‘sto esaltare, fii fii fii, ce la caveremmo così, ullallà, oddio: questa di Niccolò è la storia oscena di un ragazzino fermo in quarantena, anche se dopo non aveva niente, ma intanto ci ha scassato corpo e mente. È l’informazione intelligente, che farà sballar tutta la gente. Cosa poi ci facesse un diciassettenne da solo avant e indrée dalla profonda Cina, non si è ben capito, ma non importa, dove c’è gusto non c’è perdenza. Questa è la storia di Niccolò, anche lui andato per caso a Wuhan. Bll le mille balle blu, blll le mille balle blu che girano, che girano, con Niccolò.

Ed eccolo qua Niccolò, stiamo qui, stiamo là: this is the end, my friend, adesso chi ci libera più da Niccolò, il falso positivo? Ha già annunciato un libro, per quella dannazione colta benissimo dal mio amico Gian Paolo Serino: se uno non ha un cazzo da dire, garantito che ci scrive sopra. Il libro, fa, disgrazièto maledètto. Poi si lamentassero gli editori che la gente non va in libreria. Per forza, è come entrare in un reparto di isolamento, ormai scrivono solo influencer in fregola, legalitari corrotti, giudici ossessionati e, new entry, scampati al Coronavirus che non avevano.

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