Politiche green

No al ripristino della natura: l’Europarlamento blocca le eco-follie di Timmermans

Il no del Parlamento Europeo alla legge sul rispristino della natura segna uno smacco per l’era green di Frans Timmermans

Politiche green

Qualcuno parla già di fine dell’era Timmermans, sì proprio il vicepresidente della Commissione Europea, tra i paladini del fanatismo green in Europa, nonché il fautore della direttiva green sulle case che più ha alzato la voce contro il nostro Paese. Questa volta, però, i paradigmi sembrano essersi rovesciati e il voto di ieri, in sede di commissione Ambiente del Parlamento Europeo, potrebbe stravolgere l’era green di Frans Timmermans.

Con un 44-44, infatti, la legge sul ripristino della natura è a un passo dalla bocciatura definitiva, sancendo il primo stop al Green Deal presentato in sede di Unione Europea. Ora, il Parlamento Europeo dovrà votare in seduta plenaria per il respingimento della legge. “Alla base, c’era una proposta pessima”, ha commentato ad Euronews Christine Schneider, eurodeputata tedesca del Ppe, che prosegue: “Non sappiamo cosa sarebbe successo nei diversi Stati membri, non c’è una chiara valutazione d’impatto per la sicurezza alimentare”.

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Il testo, infatti, prevedeva, la restituzione dei terreni coltivabili alla natura, portando un danno micidiale al settore dell’agricoltura a livello comunitario. Questa volta, però, la bocciatura è stata seguita da scroscianti applausi da parte dei membri del Parlamento Europeo, segno di come – da ambo i lati politici – il primo passo verso il Green Deal dell’Ue fosse sì un vantaggio per la natura, ma senza tenere in considerazione i fenomeni economici e produttivi, che pur sempre devono conciliarsi con l’eco-sostenibilità.

Il testo, in sostanza, andava a prevedere il ripristino degli habitat e delle specie animali nelle aree sfruttate dall’uomo per ragioni agricole, stabilendo obiettivi giuridicamente vincolanti, cioè una lista di rigorosi standard chiamati di “ripristino naturale”. Dalla presenza di insetti impollinatori fino ad arrivare allo stato degli ecosistemi marini, che dovrebbero essere presenti in almeno il 20 per cento delle aree terrestri e marine dell’Ue entro il 2030.

Le reazioni positive non arrivano solamente dalla Germania (da sempre la patria del green, anche sfrenato), ma pure dal governo italiano. “Il voto della commissione Ambiente conferma che le riserve espresse dall’Italia erano fondate e condivise”, afferma in una nota il ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin. “Siamo stati tra i pochi paesi, in sede di Consiglio Ue, a votare contro il testo ritenendolo inadeguato e per molti versi inattuabile”, ha poi concluso il ministro. Ora, il voto definitivo potrebbe già arrivare a Strasburgo nel mese di luglio.