Esteri

“No all’arresto”, sinistra in tilt: tifava Lula, lui fa il putiniano

Il presidente brasiliano strizza l’occhio a Putin: assordante il silenzio di chi a sinistra esalta la “resistenza ucraina”

© BackgroundStore tramite Canva.com

Non è un mistero che il presidente brasiliano Luiz Ignacio Lula da Silva abbia un debole per il Cremlino. La sua ultima decisione lo dimostra in modo inequivocabile: qualora Vladimir Putin partecipasse al vertice del G20 di Rio de Janeiro del 2024, non sarà arrestato. Sul presidente russo pende un mandato di cattura della Corte penale internazionale per la guerra contro l’Ucraina. Ricordiamo che sia l’India, sia il Brasile sono firmatari dell’accordo che diede vita alla Corte penale internazionale che ha emesso il mandato a marzo per l’accusa di deportazione illegale di bambini ucraini, un crimine di guerra.

Secondo Lula il Consiglio di Sicurezza dell’Onu ha bisogno di nuovi Paesi in via di sviluppo tra i suoi membri permanenti e non permanenti per riconquistare la sua forza politica. “Le questioni geopolitiche non dovrebbero colpire i lavori del G20, non possiamo lasciare che sequestrino l’agenda delle sue discussioni”, ha proseguito il presidente brasiliano. Non abbiamo interessi a un G20 diviso. Abbiamo bisogno di pace e cooperazione, non di conflitto”. Ha poi proseguito: “Saremo in grado di affrontare i problemi se risolviamo le disuguaglianze: di reddito, di accesso all’assistenza sanitaria, all’istruzione, al cibo, al genere, alla razza e persino di rappresentanza, all’origine delle anomalie”. L’ennesima sviolinata neo-marxista per far passare l’abominevole proposito in secondo piano.

Attendiamo l’indignazione della sinistra italiana. Che non si farà sentire, beninteso: chi plaude alla cosiddetta “resistenza ucraina” (espressione ideata ad hoc per rievocare il partigianato rosso) è proprio chi continua ad osannare Lula, acerrimo nemico di Kiev. Un cortocircuito a dir poco esilarante. Molti progressisti si sono stracciati le vesti quando lo scorso ottobre il leader del Partito dei Lavoratori aveva sconfitto, seppur di misura, il presidente uscente Jair Bolsonaro. Enrico Letta ha affermato entusiasta: “Con Lula il Brasile ha scelto la democrazia, la giustizia sociale, la lotta ai cambiamenti climatici”. Matteo Ricci, sindaco di Pesaro, ha addirittura scritto di ritenere il successo di Lula un segno del fatto che “la destra si può battere”. Ma lo sorpresa arriva proprio da chi si considera un fautore della “terza via”: Matteo Renzi ha giudicato la storia del presidente Lula “incredibile”. “Che vittoria spettacolare quella di stanotte”. Per non parlare di Carlo Calenda: “Finalmente una buona notizia!”.

Ecco svelati gli altarini di chi si professa atlantista a Roma, ma si scopre putiniano a Brasilia. È riemerso l’amore per Mosca tra gli orfani del Partito Comunista? Indipendentemente da ciò, è sconveniente indossare doppiopetti in politica estera. Certe esternazioni denotano grande superficialità: elogiare in funzione anti-destra chi manifesta simpatie per un carnefice è nella migliore delle ipotesi ridicolo, nelle peggiore pericoloso.

Lorenzo Cianti, 10 settembre 2023