Dovete sapere che la questione di Chiara Ferragni e di quei famosi pandori Balocco è diventata una questione anche giudiziaria: è stato aperto un fascicolo “modello 45”, così si chiama nella burocrazia della nostra legge, dopo che alcune associazioni dei consumatori avevano deciso di denunciare per truffa la Ferragni riguardo a quell’operazione di beneficenza non legata alle vendite.
Di questa vicenda ne ha parlato Giorgia Meloni, e conoscete tutte le polemiche che ci sono state. La cosa che mi fa più impressione è che qualcuno sostiene che i media stiano attaccando la Ferragni perché è una “donna libera” che ha voluto combattere “il patriarcato”. Non è così. Ma occorre anche biasimare chi accusa la Ferragni e il mondo degli influencer per il loro successo.
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Sì, la Ferragni ha avuto un grande trionfo imprenditoriale. Quando una signora come lei, che non nasce da grandi famiglie o da grandi tradizioni imprenditoriali, riesce ad accumulare un patrimonio di 40 milioni, io questo non lo considero un peccato, lo considero semplicemente l’esercizio di un grande successo imprenditoriale. Ogni post della Ferragni le rende 100mila euro. Ci dobbiamo vergognare per lei? No.
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Il metro del suo successo viene dato dai follower. Ne ha 30 milioni, un numero straordinario, in tutto il mondo: quella tuta grigia che ha indossato per il video di scuse, giusto o sbagliato che fosse, è andata sold out. Perché? Perché la Ferragni ha reso se stessa un grande marchio e una grande imprenditrice. Certo può commettere errori, ma non è per il suo successo che dobbiamo criticarla. Non la sto giustificando, ma vorrei tenere nei giusti binari l’isteria nei confronti di quello che è successo.
È tutto un falso, Chiara Ferragni? È solo panna montata? Io non credo, e non penso che gli influencer debbano essere considerati dei minus habens della comunicazione. Hanno una forza comunicativa pazzesca, motivo per il quale è altrettanto giustificato che siano oggetto delle attenzioni della politica.
Nicola Porro, 23 dicembre 2023, da Stasera Italia
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