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No, il Manifesto di Ventotene non si può “contestualizzare”

Hobbes e il suo Levitano vengono studiati sì, non idolatrati. Perché allora il Vangelo di Serra&co andrebbe portato in piazza?

Michele Serra Manifesto di Ventotene
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A sinistra si usa, si pratica volentieri ciò che non si riconosce alla destra, contestualizzare, dire che era un altro momento. Se era un altro momento come fa ad andar bene per l’oggi? Ma a sinistra ci riescono espungendo, omettendo ciò che non conviene. Dell’ormai famigerato Manifesto di Ventotene si salvano la sacre memorie e si dimentica il contenuto, l’abolizione o il controllo della proprietà privata, il ricorso alla violenza edificatrice del sovrastato totalitario, la necessità di ricondurre la plebe a dominio, le irresolutezze elettoralistiche democratiche, “la metodologia politica democratica sarà un peso morto nella crisi rivoluzionaria”.

Dicono gli esegeti fra una tirata di capelli e una, auspicata, di libri o di spranghe: c’era il nazifascismo, era logico immaginare soluzioni diverse, vie d’uscita diverse. Come dire finire dritti in bocca al sovietismo, se poi staliniano o trotzkista è questione secondaria. Un modo di ragionare, di contestualizzare che non tiene conto della storia politica, dei precedenti. Anche Hobbes, dato a piacere per fondatore del liberalismo contrattualistico o dell’assolutismo antidemocratico, aveva effettivamente concepito un sistema, il Levitano, che condensava la completezza del potere, conferito mediante patto dalla collettività ad una singola figura. L’obiettivo era più o meno lo stesso, con 400 anni di anticipo: realizzare lo Stato assoluto in grado di superare le guerre di religione, Vestfalia come viatico per una struttura ambigua, totalitaria seppure di derivazione rappresentativa, comunque depositaria di un potere indivisibile, non trattabile, da niente e da nessuno condizionato e arginato.

Anche nella costruzione di Hobbes la proprietà privata non è affatto un diritto naturale, se mai una astrazione, una istituzione politica, consentita dalla politica, ma vista con sospetto, come potenziale destabilizzatrice dello Stato. Ci vorrà Locke per rimettere un po’ di cose a posto, ma Hobbes si definiva “nato gemello alla paura”, che lo dominava e alla quale sacrificava volentieri la libertà per la sicurezza. Un po’ alla Roberto Speranza, si parva licet: e difatti…

Fortunatamente Hobbes, per quanto ripreso ancora nel Novecento accademico (e dei totalitarismi), è stato decontestualizzato, ossia ricondotto ad impossibilia: lo si studia, lo si medita, ma nessuno si sognerebbe oggi di difenderne una impostazione così articolata e dunque passibile di interpretazioni anche opposte, ma, definitivamente, non applicabile nei suoi fondamenti ultimi. E perché, allora, l’immaginifico Manifesto di Ventotene varrebbe come Vangelo laico ancora oggi, per quanto “contestualizzato”?

Silvana de Mari ha scritto su “la Verità” che se c’è una attualità in quel Manifesto sta nell’aver anticipato il globalismo totale; nel coniugare, citando il filosofo Agamben, “il (post) capitalismo nella sua variante comunista… un nuovo regime che unirà in sé l’aspetto più disumano del capitalismo con quello più atroce del comunismo statalista coniugando l’estrema alienazione dei rapporti tra uomini con un controllo sociale senza precedenti”. Il comunismo statalista di cui parla Agamben è il capitalismo di Stato già sovietico, oggi cinese che si avvale della tecnologia del controllo e della finanza tecnologica che ha sostituito la produzione, inglobato l’informazione trasformandola in comunicazione, in pubblicità. Spersonalizzando definitivamente l’individuo ridotto ad avatar.

Analisi che sfugge sia ai giovani egocentrici alla Saviano (ieri ha parlato dell’esplosione di Monte Verde solo per dire che ci abitava lui…) sia le mano leste di vecchio pelo come Prodi, ad ulteriore dimostrazione che, a sinistra, di fondamenti culturali ce ne sono pochi e raffazzonati, affidati ai comici, ai cantanti da fiasco. Il boiardo furioso ha paternalisticamente biascicato con l’inviata di Quarta Repubblica strampalate contestualizzazioni di Maometto, del Corano che è per eccellenza il testo meno suscettibile di contestualizzazioni di tutti i tempi, la sua applicazione fondamentalista, che alcuni dicono minoritaria, si impone ancora oggi e preoccupa l’Europa che lo ha lasciato passare, incautamente o dolosamente.

Si spiega che Mattarella possa predicare l’ineluttabilità e la sacralità della Ue come astrazione, si capisce che anche lui spinga sulla contestualizzazione di Ventotene, che non ha senso come non ce l’ha dire che il modello Ue è “un grande successo imitato nel mondo”, che l’euro moneta “ha salvato i guadagni dei cittadini dalle crisi e dai terremoti finanziari”: affermazioni prive di riscontro, mortificate da una realtà che dimostra l’esatto contrario, come a dire che si resta nel campo della propaganda.

Di serio, di concreto e non contestabile alla fine di questa patetica liturgia europeista, di questo rigurgito dell’assolutismo burocratico, roba da far impallidire Filippo il Bello col perfido Marigny, c’è che il Manifesto di Ventotene rievoca non poco il Leviatano, al netto delle storicizzazioni, delle contestualizzazioni; che il Leviatano non è esattamente il modello di regime più auspicabile, per lo meno per chi difende una sensibilità liberale; che molti non sanno di cosa parlano, e che, in definitiva, il successo dell’Unione, il suo modello da imitare consiste in una forsennata produzione di burocrazia autoritaria, nei colossali sprechi seguiti a impostazioni di politica economia al limite del demenziale se non del criminale; che la Baronessa Spingarda, già Siringa, ha appena aumentato, per la settima volta in 3 anni, la mesata ai 66mila dipendenti dell’astrazione bruxellese, portandola ad oltre 25mila euro al mese; e per fare cosa? Per assistere a una crescita media del 5% dal 2019 a fronte del 12% americano.

E se crescita c’è stata, è avvenuta non grazie a ma a dispetto dei pacchetti, dei lacci, delle catene, degli obblighi, dei divieti, dei tappetti, delle penalizzazioni scatenate dalla Ue. Dite che i 450 milioni di abitanti europei questa crescita non l’hanno sentita, non l’hanno percepita? Dategli dei Manifesti di Ventotene, possibilmente rilegati in marocchino.

Max Del Papa, 28 marzo 2025

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