No, non è la prima alluvione “Dana” che travolge Valencia

La città spagnola inondata di pioggia. Ma la “gota frìa” è “tipica della regione ovest del Mediterraneo e di questo periodo dell’anno”

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alluvione valencia (1)

Neppure il tempo di finire la conta dei morti che la colpa è già tutta del “riscaldamento climatico“, quindi in subordine dell’uomo, considerato la causa di tutti i mali. Valencia ha dovuto affrontare una tremenda alluvione, con oltre 95 morti e diversi dispersi, auto accatastate, case allagate, asili e scuole inagibili, 445 mm di pioggia caduti in poche ore lì dove ne sarebbero dovuti scendere al massimo 180. Era mai successo prima? Sì.

La portata del disastro è senza dubbio enorme. Impossibile sminuire. Ma quello delle “Dana” (acronimo di Depressione Atmosferica Isolata ad Alta Quota) non è un fenomeno mai visto in Spagna. Si tratta di una bolla d’aria fredda che, a contatto con l’aria calda e umida che risale dal mare, scarica sulla terra un’enorme quantità di acqua in forma di pioggia o, peggio ancora, di grandine. Già in passato erano stati tuttavia registrati casi simili con conseguenze altrettanto gravi: nel 1982 un Dana causò 30 morti poco più a Sud dell’attuale epicentro; poi nel 1987 un altro caso; e nel 2019 stessa storia. Sempre in autunno, quando le correnti fredde si scontrano con le temperature del mare ancora caldo dall’estate. Nel 1957 Valencia subì lo stesso simile disastro: tre giorni di Dana provocarono 81 morti, quartieri con 5 metri di acqua da terra, il 75% delle attività commerciali danneggiate, 5.800 case distrutte e circa 3.500 famiglie senza casa. ABC, il quotidiano spagnolo, a 70 anni da quel tragico evento scrisse un lungo articolo per raccontare un disastro “che non si dimentica”. Non fu l’unico. Sempre Abc riporta che alluvioni simili provocate dalla “gota frìa” si verificarono anche negli anni 1088, 1328, 1517, 1676 e 1877, tanto da definirla una “terribile ed endemica piaga” della città. Francisco Franco, subito dopo la strage del ’57, ordinò la deviazione del fiume Turia che attraversa la città: pensava potesse proteggere Valencia da inondazioni future, ma evidentemente si sbagliava. Di sicuro però la “Dana” non è diventata “killer” l’altro ieri, lo è sempre stata.

Lo certifica anche Enrico Scoccimarro, senior scientist del Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti climatici: la Dana è un evento “tipico della regione ovest del mediterraneo e di questo periodo dell’anno”. Certo, stavolta di intensità importante. Ma eventi simili si sono registrati anche negli anni ’60. C’entra il surriscaldamento del Pianeta? “Gli scienziati sono sempre molto prudenti nel collegare singoli eventi metereologici al cambiamento climatico, ma l’intensità del fenomeno spagnolo è in linea con i modelli di simulazione del clima negli scenari futuri”. Certo che il clima cambia, l’ha sempre fatto. Diverso è affermare che a provocare tali mutamenti siano le attività umane come spiegano diversi scienziati nella Grande bugia verde. Eppure secondo i titoli dei giornali di oggi l’alluvione di Valencia è tutta colpa dei gas serra prodotti dall’uomo, anche se all’interno degli articoli quella che appare una certezza granitica viene edulcorata un po’. “È naturalmente troppo presto per stabilire un rapporto di causa effetto tra il mare bollente e le piogge torrenziali che hanno devastato Valencia e la sua regione”, scrive Rep salvo poi costruire l’intero ragionamento del pezzo come se la correlazione fosse già provata e tutta la colpa fosse da far ricadere sull’uomo che “brucia gas”. Molto più importante, invece, sarebbe capire come mai l’allerta sia stata diramata con così tanto ritardo aumentando, chissà, magari, il numero delle vittime.

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