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No, non farò parte dell’Angela Carini Fan Club

Io sto dalla parte di Nicola Porro: Imane Khelif è una donna e ha vinto regolarmente. Questo dibattito (sterile) fa da contraltare ai wokisti tutti gender e distintivo

Angela Carini pugilato

Mi dispiace dover deludere tutti quelli che da ieri sono ufficialmente entrati a far parte dell’Angela Carini Fan Club, ma sul caso Khelif vi state sbagliando di grosso.

Ammetto che in un primo momento io stesso, facendomi trarre in inganno dall’importante muscolatura dell’atleta algerina e della martellante propaganda dei media di area conservatrice, avevo male interpretato una situazione che adesso, a distanza di alcune ore dal match incriminato, inizia meglio a delinearsi.

A dispetto di quanto si continua a ripetere da ore su profili social e siti di informazione, e dell’indignazione suscitata in una larga fetta dell’opinione pubblica dal manifesto squilibrio fisico esistente tra le due pugili, Imane Khelif è una donna, è nata donna, ed è sempre stata donna, e, in quanto tale, ha tutto il diritto di gareggiare nelle categorie femminili e di prendere a pugni le altre donne che incontra sul ring. E chi afferma il contrario, lo fa in maniera parziale e faziosa, alimentando un fastidiosissimo pensiero unico conservatore che funge da contraltare ad un altrettanto fastidioso pensiero unico di matrice turbo-progressista.

Partendo dall’assunto di base, peraltro largamente condiviso dal mondo conservatore, secondo cui i sessi biologici sono soltanto due (uomo e donna), in quale categoria avrebbe mai dovuto gareggiare la Khelif, se non in quella femminile? Cos’altro avrebbe potuto fare il Comitato Olimpico Internazionale? Escludere un’atleta dai giochi solo perché produce più ormoni rispetto alla media femminile? O, piuttosto, creare delle apposite categorie per tutti coloro i quali dovessero soffrire di disfunzioni ormonali? Suvvia cari conservatori, siate seri. Alimentando questo sterile dibattito non fate altro che perorare le cause di quella sinistra woke che tanto dite di voler combattere: create categorie, promuovete una cultura dell’odio verso tutto ciò che non è perfettamente omologato ai vostri rigidi canoni ideologici, e, per di più, avvalorate inconsapevolmente la tesi della non binarietà degli esseri umani.

Mi duole doverlo dire, ma, in questa specifica occasione non vi state dimostrando migliori di quei wokisti tutti gender e distintivo a cui invece vorresti tanto contrapporvi. Non vi state affatto comportando da liberali quali sostenete di essere. State solo contrapponendo una becera intolleranza di destra all’intolleranza imperante di sinistra. E non è certo questa l’alternativa culturale cui fare riferimento per contrastare l’impeto travolgente di quell’ideologia woke che da tempo domina il dibattito pubblico occidentale. Per cui, dateci un taglio con questi inutili piagnistei. Imane Khelif ha vinto, ed ha vinto regolarmente. Fatevene una ragione.

Salvatore Di Bartolo, 3 agosto 2024

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