Politica

No vax e no cure: il nuovo mostro inventato dai media - Seconda parte

«Noi non abbandoniamo nessuno», predicano i camici bianchi su Avvenire. Che, finalmente, riscopre «un forte richiamo all’etica della professione medica». Ebbene: erano etici quei professionisti, pur celebrati da testate Web e quotidiani, che sbraitavano ai no vax: «Vi curo ma mi fate schifo» (il primario di Pesaro)? O li minacciavano: «Vi revoco l’assistenza» (la dottoressa di base nella Val Seriana)? E le infermiere che sghignazzavano, sui social, per il desiderio di «bucare una decina di volte la vena» ai disertori della dose? È questo il genere di amorevoli attenzioni, che ci si aspettava alimentassero la fiducia degli ideologizzati? Che dovevano ricucire il rapporto tra una setta oggettivamente traviata e gli scienziati incompresi?

Nell’angoscia degli analisti per il destino dei no cure, poi, emerge una stridente contraddizione. Questi signori, difatti, sono altresì accesi promotori della «dolce morte». […] Dobbiamo poter decidere come e quando morire, ma non possiamo sottrarci a un trattamento sanitario. […]
Ma se l’autodeterminazione rimane l’unico faro etico, perché essa non vale più dinanzi al farmaco anti Covid, o alle bombole dell’ossigeno? Perché il biotestamento trasforma le cure salvavita di una novella Eluana Englaro in accanimento terapeutico, mentre le Dat dell’intubato sarebbero un tabù?
Sottesa a molti ragionamenti libertari sull’eutanasia, in fondo, c’è una disumanizzante logica economicista: il vecchio, o il «vegetale», che campano attaccati a una macchina, sono improduttivi e onerosi. Affranchiamoli dal dolore e sgraviamo la collettività dal peso di mantenere le «vite indegne di essere vissute». Chi s’indigna a causa dei 3.300 euro al giorno per ogni no vax in rianimazione, non scorge, in questi no cure, una ghiottissima opportunità di risparmio?

Alessandro Rico, La Verità, 5 gennaio 2022

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