Ieri ci eravamo chiesti: chissà se basterà ripetere per tre volte la parola “assoluzione” per riportare a più miti consigli gli irriducibili manettari di questo Paese. La risposta, non che ne attendessimo una differente, ce l’ha fornita ovviamente il Re della categoria: Marco Travaglio. Il direttore del Fatto Quotidiano, sconvolto dall’assoluzione di Dell’Utri&co., non si capacita di come i giudici della corte d’Assise di Palermo possano aver cancellato 25 anni di teoremi sulle stragi di mafia del 1992-93. E così s’ostina a ripetere una cantilena: quella del “la trattativa c’è stata, ma per le toghe trattare coi delinquenti non è reato”. Tradotto: comunque vada, ho ragione io.
Ieri sera Travaglio ha ripetuto la scenetta anche di fronte alle telecamere di La7. I giudici hanno assolto gli ex ufficiali dei Carabinieri Mario Mori, Giuseppe De Donno e Antonio Subranni perché “il fatto non costituisce reato”? Poco importa. Le toghe hanno smontato le accuse contro l’ex senatore Marcello Dell’Utri perché “non ha commesso il fatto”? Chi se ne importa. In fondo la “stampa delle procure” sulla Trattativa ha costruito un filone mediatico, così come il partito delle manette, il Movimento Cinque Stelle, ha cavalcato festante le condanne in primo grado nel 2018. Dunque ammettere la sconfitta per loro deve essere davvero doloroso. Se non impossibile.
Ospite nel salotto di Lilli Gruber, Travaglio ha fatto trapelare tutto il nervosismo accumulato con la batosta. E ne è nato un duro scontro col direttore di Libero, Alessandro Sallusti. “Vedi che non riesci a capire – ha attaccato Travaglio mostrando i fogli del dispositivo – sono due pagine, ci vuole tanto sforzo? Te le mando se non ce le hai”. Immediata la replica di Sallusti: “Io capisco che noi giornalisti siamo dei tuttologi, ma non possiamo insegnare ai migliori investigativi del Paese” come fare il loro mestiere. A quel punto il direttore del Fatto non ci ha visto più. Ed è partito con le offese: “Tu sei un nientologo, non capisci nulla di quello che c’è scritto. Il fatto non costituisce reato vuol dire che il fatto c’è, ma non è illecito. Vuol dire che hanno trattato a nome tuo e a nome mio con la mafia senza dircelo. Mentre lo Stato faceva finta di combattere la mafia. E la mafia si è convinta che trattando con lo Stato le conveniva fare altre stragi. E ha fatto fuori Falcone, Borsellino, gli uomini della scorta e le stragi del ’93”. Perfetti i due affondi di Sallusti. Primo: il “fatto non costituisce reato” vuol dire che “non costituisce reato, punto”. Quindi il processo non andava nemmeno celebrato, con tanti saluti ai vari pm che sulla Trattativa hanno costruito carriere. E secondo: caro Travaglio, a un certo punto, “bisogna pure saper perdere”.