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Non c’è alleanza che tenga: la sinistra perde pure col “campo largo”

I risultati delle elezioni regionali sono chiari: alleati con M5S, con il Terzo Polo o con entrambi, per i dem il risultato non cambia

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Si è votato in due Regioni, Lombardia e Lazio, ma che insieme fanno quasi sedici milioni di abitanti, poco meno di 1/3 della popolazione nazionale residente. Rispettivamente il cuore economico e politico del Paese. I risultati sono oramai un fatto acquisito, con la netta vittoria dei due candidati presidenti del centrodestra, Fontana in Lombardia e Rocca nel Lazio.

Il dato da cui partire è l’astensionismo. Nel Lazio hanno votato poco più del 37% degli aventi diritto, in Lombardia poco meno del 42%. Un crollo di partecipazione al voto mai visto nella storia democratica del Paese. Tiene il voto nazionale, quello per le politiche, che a settembre toccò come affluenza il 64%. La debacle partecipativa interessa in particolare le Regioni che dovrebbero invece essere più vicine al cittadino. E questo la dice lunga di come le Regioni siano lontane dal dare risposte concrete ai bisogni reali. Storicamente l’astensionismo ha sempre avvantaggiato il centrosinistra, stavolta ha invece giovato al centrodestra: chi votava a sinistra o non è andato a votare oppure ha votato a destra. E ora passiamo ai dati.

Lombardia

Attilio Fontana ha ottenuto un record, vincendo addirittura con il 54,67% dei voti, oltre venti punti percentuali in più rispetto a Francesco Majorino (candidato del centrosinistra alleato con il M5S), che si ferma attorno al 33,93%. Delude Letizia Moratti, candidata del Terzo Polo, che non raggiunge neppure il 10% (9,87% per la precisione). Voti di lista. Stabile Fratelli d’Italia che ottiene il 25,18% dei voti, circa un punto in meno rispetto alle politiche di cinque mesi fa; recupera bene la Lega, che sale al 16,53%, meglio delle regionali del 2005 e del 2013, e meglio delle recenti politiche. Se si considera anche il 6,16% della lista di Fontana, il Carroccio in Lombardia si avvicina di molto a FdI. Cala Forza Italia, che si ferma al 7,23%. Il partito di Berlusconi era dato nei sondaggi addirittura sotto il 5%, ma anche questa volta il Cavaliere ha tenuto la posizione. Male la lista Azione+Italia Viva, poco sopra il 4%, circa nove punti in meno rispetto alle politiche. Una sberla a Calenda e Renzi, che pensano di essere sempre migliori degli altri. Bene il Pd, che nonostante la sonora sconfitta del centrosinistra si attesta – come lista – al 21,82% (circa quattro punti in meno di FdI) e mantiene la città di Milano. Scompare il M5S, addirittura sotto il 4%.

Lazio

A parte la parentesi di Renata Polverini, la Regione torna al centrodestra dopo diciotto anni, da quando nel 2005 passò al centrosinistra. La vittoria di Francesco Rocca va ben oltre tutte le aspettative: il 53,8% dei voti, con un distacco di venti punti dalla coalizione di centrosinistra guidata da Alessio D’Amato (33,5%). Delude la candidata di M5S e Polo progressista, che ha corso da sola e si è fermata sotto l’11%. Pur sommando i voti di centrosinistra e pentastellati, il cosiddetto “campo largo” sarebbe rimasto comunque dietro al centrodestra di circa 9-10 punti percentuali, anche perché il Terzo Polo correva già in coalizione col centrosinistra. Voti di lista. Vola Fratelli d’Italia, poco sotto il 34%, meglio ancora delle politiche. Tiene la Lega, che con l’8,5% migliora il risultato delle politiche, ma pure Forza Italia, che raggiunge l’8,4%. A sinistra bene anche il Pd, poco sopra il 20%. Malissimo il Terzo Polo, sotto il 5%. Male il M5S, sotto il 9%.

Sintesi politica

La sinistra ottiene consensi al Festival Sanremo, con la retorica di un Paese che non c’è; il centrodestra trova i voti (pochi per tutti) nelle urne, da parte di una Paese che invece c’è. Il dato di fatto saliente è l’apertura di credito da parte dell’elettorato nei confronti della Presidente del Consiglio e, più in generale, verso l’intera compagina di governo. Il centrosinistra, dal canto suo, con o senza il “campo largo”, al momento è allo sbando. Era allo sbando cinque mesi fa, lo è ancora adesso. Manca una visione di Paese e una proposta politica credibile. La destra, che pure nelle ultime settimane ha fatto qualche scivolone, è stata premiata perché al momento è l’unica compagine politica in grado di dare un minimo di risposte al Paese. È ancora in corso la luna di miele tra gli italiani e la premier. Neanche due galli ruspanti come Calenda e Renzi riescono a contenere l’onda del centrodestra, anzi, il Terzo Polo – insieme al M5S – è il grande sconfitto di queste regionali, causa anche la polarizzazione di un sistema elettorale come quello delle regionali. Fallisce l’OPA di Conte sul Pd, ma fallisce pure la proposta del Terzo Polo: Calenda voleva superare Berlusconi e Salvini, ma non ci è riuscito neppure stavolta.

Per approfondire

La Lega mantiene la posizione e anzi migliora, seppur di poco, il dato delle politiche. Chi pensava che sarebbe arrivata la resa dei conti con Salvini si è sbagliato. In Lombardia il partito c’è e nessuno ora potrà mettere in discussione la sua leadership. Berlusconi cala ma evita il crollo (nel Lazio si contende al fotofinish con la Lega il posto di secondo partito della coalizione). Le dichiarazioni molto critiche del Cavaliere di domenica sera contro Zelensky non hanno – a nostro avviso – danneggiato il centrodestra e anzi hanno rafforzato la vittoria, perché la guerra gli italiani in maggioranza non la vogliono.

Il governo ne esce ampiamente rafforzato e, considerata la lieve crescita della Lega, la tornata elettorale evita i tipici scossoni da elezioni intermedie. Forza Italia è “costretta” a restare in questo governo, diversamente scomparirebbe in via definitiva. Meloni può quindi dormire sonni tranquilli.

Paolo Becchi e Giuseppe Palma, 14 febbraio 2023