La notizia dell’accoltellamento di un uomo alla stazione Termini di Roma da parte di un marocchino perché portava un crocifisso al collo, si inserisce in un più ampio quadro di attacchi compiuti a livello globale contro i cristiani e i cattolici a cui abbiamo assistito in tutta la drammaticità con gli attentati in Sri Lanka a Pasqua che hanno causato la morte di circa 300 fedeli. Sebbene si sia cercato di derubricare quanto avvenuto a Roma come uno scontro tra clochard, in realtà l’episodio è sintomatico di un clima sempre più preoccupante per chi professa il cristianesimo non solo nei paesi in cui i cristiani rappresentano una minoranza ma anche in Occidente.
Gli atti vandalici alle chiese in Francia sono ormai all’ordine del giorno ma mai si era arrivati a compiere un attacco religioso di questo genere in Italia. Secondo il report di Porte aperte sui cristiani perseguitati nel mondo, nel 2018 sono stati uccisi più di 4000 cristiani per la loro fede e il numero impressionante di 245 milioni di persone che hanno subito violenze, atti persecutori, soprusi.
L’aggressore, prima di sferrare il fendente, ha urlato: “italiano cattolico di merda” cercando di sgozzarlo a causa del crocifisso che portava al collo, fortunatamente la vittima, che in realtà era di origine georgiana, è sopravvissuta ma rimane il movente religioso alla base del gesto. Si tratta di episodio che deve farci riflettere: anche nella un tempo cattolicissima Italia, nel cuore dell’Europa e dell’Occidente, si può rischiare la vita per il solo fatto di essere cristiani.
In pochi ricordano la storia di Jacques Hamel, il sacerdote francese ucciso da due musulmani mentre stava celebrando la messa nella chiesa di Sant’-Etienne-du-Rouvray in Francia, un martire ucciso dall’odio religioso che si è diffuso anche in Europa premonitore di quanto sta avvenendo in questi giorni. Occorre porci seri interrogativi sul futuro del nostro continente e della civiltà occidentale e trovare delle soluzioni all’attacco globale che la nostra cultura, storia e società, fondate sulle radici cristiane, stanno subendo.
È necessario che l’Europa diventi un punto di riferimento per i cristiani di tutto il mondo anzitutto culturalmente riconoscendo le radici cristiane dell’Unione, in secondo luogo con azioni concrete per difendere e tutelare le minoranze cristiane nei paesi in cui sono più colpite. Poiché, come scrive Giulio Meotti in La tomba di Dio, un libro sulle persecuzioni dei cristiani d’oriente appena uscito, fino ad oggi: “nessun artista o intellettuale di primo piano o star del cinema ha difeso la loro causa; nessun governo europeo ha perorato un intervento militare a loro difesa; l’Onu non ha denunciato la loro scomparsa”. È arrivato il momento che l’Occidente prenda consapevolezza di quanto sta avvenendo o sarà troppo tardi.
Francesco Giubilei, 23 aprile 2019