Alcune settime fa l’inserto domenicale de il Sole 24 Ore salutava in prima pagina la notizia di una nuova riedizione de Il Capitale di Carlo Marx. Non ci sarebbe gran che da celebrare, se non le virtù del capitalismo, grazie alle quali si pubblicano liberamente anche i libri anticapitalistici che contengono teorie che tanti disastri hanno causato all’umanità.
La presunta scientificità del marxismo si è infranta sulla dura realtà che ha smentito le ideologie e le teorie che ne sono discese. Tra le conseguenze deleterie anche un certo sindacalismo che, più che garantire i lavoratori, ha consolidato il proprio potere, illudendo i lavoratori che la “lotta di classe” fosse la soluzione inevitabile di tutti i mali.
Scriveva Sergio Ricossa nel suo formidabile libro Straborghese (Istituto Bruno Leoni Libri – 2010): “Non sottovaluto l’importanza delle illusioni per chi non sia borghese, e ammetto che qualcuno ne abbia tratto un senso di soddisfazione contro lo stress della vita in fabbrica. Dei lavoratori si sono fatti coraggio, si sono sentiti protagonisti per qualche tempo. Ma infine le illusioni degenerano sempre in disillusioni. Non si costruisce sul solido se si costruisce sull’odio, sull’invidia, sulla bellicosità, sulla favola dello sfruttamento capitalistico inevitabile senza la ‘lotta di classe’. Il grande compito del sindacalismo è far partecipare i lavoratori alla civiltà tecnologica, non sabotarla per loro mezzo”.
Evviva la libertà di ripubblicare i libri di Marx o di Hitler, ma vediamo se sia possibile superarne gli errori grossolani una volta per tutte, per non ripetere gli orrori più lugubri della storia. Per dirla all’anglosassone, se mi inganni una volta vergognati, ma se mi inganni la seconda … !
“Diamo addio al semplicismo marxiano: la voglia di sfruttare non appartiene a una ‘classe’ specifica, appartiene ad individui che si possono nascondere in ogni classe, ceto, gruppo, clan, partito, sindacato, corporazione, ente, gerarchia, collegio, fazione, chiesa, setta, ufficio, clientela, maggioranza, minoranza, famiglia. Mascherare tale realtà, dirottare l’attenzione tutta da una parte, voltare le spalle al resto, è terribilmente rischioso. Lo sfruttamento del popolo non è solo quello che Marx immaginava con poca fantasia e realismo anche minore: egli, si spera senza volerlo, additando un’unica forma, rese le altre forme più aggressive perché non sorvegliate, non avversate. Il comunismo sovietico senza “classi”, ma con la sua burocrazia totalitaria, la sua crudeltà amministrativa, venne come nemesi” [Ibid].
E ancora oggi sono molti i Paesi in cui certe dottrine giustificano e supportano regimi con burocrazie totalitarie. La nemesi continua, sulle spalle del “popolo”, ma sempre in nome del “popolo”!
Fabrizio Bonali, 11 agosto 2024
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