Non è giustizia il killer scarcerato perché obeso

Erika uccisa una seconda volta da una (in)giustizia che ha deciso di scarcerare il suo aguzzino

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dimitri fricano

Cinquantasette coltellate mortali inferte alla fidanzata per futili motivi, la confessione dell’omicidio commesso, sebbene solo dopo un vano tentativo di sviare le accuse inscenando una rapina finita male, la condanna definitiva a 30 anni di reclusione arrivata nel 2022, e adesso la scarcerazione, a causa del suo eccessivo peso corporeo.

Potrebbe essere riassunta così l’incredibile vicenda che ha come protagonista Dimitri Fricano, il 35enne che l’11 giugno del 2017 massacrò con un coltello la fidanzata Erika Preti, che aveva conosciuto in età adolescenziale, durante una vacanza in Sardegna. Sarebbero dovuti essere giorni all’insegna dell’allegria e della passione, quelli vissuti da due giovani che, come loro, si accingevano a trascorrere insieme un periodo di vacanza in una località, qual é San Teodoro, meta di giovani spensierati e in cerca di sole, mare e sano divertimento. Proprio quel maledetto giorno i due stavano preparando dei panini che avrebbero poi dovuto consumare in spiaggia, ma un banalissimo rimprovero rivolto dalla giovane donna all’indirizzo del compagno (pare stesse facendo troppe briciole) costò a Erika la vita, massacrata con quello stesso coltello utilizzato poco prima per affettare i panini.

Una lite insignificante, culminata tuttavia con un barbaro omicidio, che inizialmente Fricano aveva tentato di far passare come un tentativo di rapina da parte di uno sconosciuto finito nel peggiore dei modi, salvo poi confessare agli inquirenti l’efferato delitto. Una vicenda che ha veramente dell’incredibile, come incredibile è la decisione assunta poche ore fa dal Tribunale di sorveglianza di Torino che, accogliendo le istanze dei legali di Fricano, ha disposto la scarcerazione del 35enne, a cui sono stati concessi i domiciliari, dopo soli sei anni dall’omicidio e appena un anno e mezzo dalla sentenza di Cassazione.

Anche la motivazione addotta per giustificare la scarcerazione del giovane appare incredibile: “Obesità severa, fumo attivo e impossibilità di disporre di pasti ipocalorici e seguire le indicazioni dietetiche”. Apparentemente assurdo, ma tutto reale.

Nel corso del periodo di detenzione Fricano avrebbe più che raddoppiato il suo peso, arrivando a pesare oltre 200 chilogrammi, una massa corporea che, all’interno di una cella, gli impedirebbe di deambulare e di assolvere autonomamente alle proprie necessità quotidiane. Per ovviare al problema insorto, il tribunale ha dunque sentenziato che, al momento per un anno, l’uomo andrà a scontare la propria pena ai domiciliari in casa dei genitori, a Biella, per scongiurare l’insorgenza di fattori di rischio cardiovascolare connessi all’eccessivo peso corporeo e al fumo.

Una scelta per certi versi grottesca, che ha lasciato sgomenti i genitori di Erika Preti, i quali, con grande incredulità e rammarico, hanno definito la decisione del Tribunale di Torino “una pugnalata al cuore”. La cinquantottesima coltellata per l’esattezza, inflitta per sfregiare, dopo il corpo, anche la memoria di Erika, uccisa una seconda volta (e altrettanto barbaramente) da una (in)Giustizia che ha deciso di scarcerare il suo aguzzino a causa, o per meglio dire grazie, ai suoi eccessi e alle sue dipendenze.

Salvatore Di Bartolo, 11 novembre 2023

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