Giustizia

Non è il “concorso falsato” la vera colpa di Massimo Galli

Siamo e restiamo garantisti sul presunto reato: la virostar è innocente fino a prova contraria. Ma non è questo il suo problema

Massimo Galli condannato

Come ampiamente trattato dalla stampa nazionale, l’infettivologo del terrore virale Massimo Galli è stato condannato in primo grado a un anno e quattro mesi di reclusione per falso ideologico, mentre sono cadute le accuse per l’accusa di turbativa d’asta. I fatti risalgono all’inizio della pandemia e sono relativi al presunto condizionamento di un concorso universitario per favorire l’assegnazione di un posto da professore associato al suo ex collaboratore Agostino Riva. Lo stesso Riva è stato comunque assolto dalle accuse.

In particolare, come riporta un lancio di AdnKronos, “i giudici hanno accolto la tesi della pubblica accusa, i pm Carlo Scalas ed Eugenia Bianca Maria Baj Macario, che avevano chiesto per Galli – in uno dei filoni dell’inchiesta milanese su presunti concorsi pilotati – una condanna a un anno e dieci mesi. Per la procura è Galli, uno dei volti simbolo durante l’emergenza Covid, il “regista dell’operazione” che riguarda un concorso che si è svolto nell’aprile del 2020. Due i candidati che si contendono il posto: lo stretto collaboratore Agostino Riva, e il collega del Niguarda Massimo Puoti. Riva, coimputato, ottenne il posto di professore di seconda fascia in Malattie cutanee, infettive e dell’apparato digerente, ma Puoti sarebbe stato svantaggiato, a dire dell’accusa”. Sempre secondo l’accusa, alcune compromettenti intercettazioni telefoniche dimostrerebbero che Galli, in quanto presidente della commissione giudicatrice, una persona in grado di influire sugli equilibri all’interno del dipartimento, avrebbe favorito Riva con cui uno aveva uno stretto rapporto fiduciario. In sostanza, secondo i pm “una selezione vera in questo caso non c’è stata”, mentre i criteri valutativi sarebbero stati cuciti addosso ai candidati. Il curriculum “strutturato” di Puoti, primario al Niguarda, non sarebbe stato sufficiente in quanto, soprattutto in quel delicato momento, “andare contro Galli sarebbe stato andare contro una macchina mediatica, era come andare contro Maradona a Napoli” .

Ora, dato che noi siamo garantisti a tutto tondo, diversamente da tanti sinistri personaggi che lo sono solo per gli amici e i compagni di merende, in attesa della sentenza passata in giudicato dobbiamo presumere che le professioni di non colpevolezza espresse da Galli nell’immediatezza della condanna siano fondate.

Tuttavia, questa ennesima e triste vicenda legata al malcostume concorsi universitari un po’ taroccati, che in verità rappresenta un diffuso aspetto sistemico che conoscono anche i sassi, non fa che minare ulteriormente la credibilità di uno dei più agguerriti sostenitori delle misure restrittive che hanno messo in ginocchio un intero Paese.

Un personaggio che, vorrei sommessamente ricordare, era stato più volte smentito dai suoi colleghi dell’ospedale Sacco di Milano quando, nelle varie dirette televisive, sosteneva che i reparti delle terapie intensive erano stracolmi di pazienti, mentre in realtà quest’ultime si trovano ben al di sotto del livello di guardia.

Ma sopra ogni altra cosa, ancora oggi in molti ricorderanno l’epico scontro televisivo tra l’infettivologo milanese e Nicola Porro, avvenuto il 7 ottobre del 2020 durante una puntata di Stasera Italia, in onda su Rete4. In quel frangente, quando i numeri raccolti fino a quel momento dimostravano in maniera schiacciante che il Covid non fosse affatto una malattia mortale per le persone immunocompetenti, Galli contestò pesantemente quanto sostenuto dal titolare di questo blog, ovvero che circa il 94% dei contagiati – secondo quanto affermato dal collega Matteo Bassetti, oltre che dagli stessi dati nazionali – era asintomatico o debolmente positivo, definendo tutto questo “una balla”. Tant’è che Galli, nonostante ulteriori inequivocabili dimostrazioni – tra cui la prima indagine sierologica condotta da Andrea Crisanti a Vo’ Euganeo – circa la bassa letalità del Covid, continuò per parecchio tempo a terrorizzare il Paese, annunciando con regolarità l’arrivo di una prossima ecatombe di massa.

In questo senso, la giustizia potrà alla fine anche assolverlo, ma sul piano etico e morale il nostro giudizio di condanna su quanto detto e fatto durante gli anni oscuri della pandemia non potrà certo cambiare.

Claudio Romiti, 17 luglio 2024

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