Chiunque si occupi di comunicazione sa che ben più dell’intenzione originale dell’artista a contare in certi casi è ciò che l’ascoltatore registra. Perché se uno spettatore, anzi, se milioni di telespettatori di fronte alle drag queen alla cerimonia di apertura delle Olimpiadi hanno subito ricollegato quel banchetto Lgbtqxyz all’Ultima Cena di Leonardo da Vinci, beh: allora la colpa è dell’ideatore, non dei vescovi cattolici (decisamente furiosi), di Marine Le Pen, di Reconquete o di Matteo Salvini.
Thomas Jolly, mente del progetto, sostiene che l’ispirazione di quella tavolata arcobaleno arrivi dalla mitologia greca: per la precisione, il Grande Puffo di blu dipinto e con la barba arancione altro non sarebbe stato che “Dioniso che arriva a tavola”, ovvero “il dio della Festa, del vino e padre di Sequana, la dea legata al fiume”. In una intervista rilasciata a BFMT, Jolly ha assicurato che l’idea era quella di rappresentare “una grande festa pagana, legata agli dei dell’Olimpo” da cui deriva lo spirito olimpico. “Non volevo essere sovversivo, né scioccare nessuno. – ha aggiunto – Semplicemente, in Francia abbiamo il diritto di amarci, come vogliamo e con chi vogliamo. Abbiamo messo in scena semplicemente le idee repubblicane, di benevolenza e di inclusione”. Tutti felici e contenti.
A parte che non si capisce bene per quale motivo alle Olimpiadi, teatro dello sport, si debba concentrare l’attenzione sul gay pride (“abbiamo il diritto di amarci come vogliamo”) anziché sulle qualità atletiche, fisiche, di concentrazione e tecniche che gli sportivi metteranno in scena durante i Giochi di Parigi 2024. A parte che nessuno ha compreso, nell’orgia di autocelebrazione macroniana, per quale motivo la cerimonia di apertura sia stata trasformata in un rave party sulla Senna lasciando da parte (e sotto la pioggia) i veri protagonisti delle Olimpiadi. Cioè gli atleti. Quel che Jolly dovrebbe sapere, e che Anne Descamps, direttrice della Comunicazione di Parigi 2024, sembra aver compreso, è ciò che scrivevamo all’inizio: ovvero che quel che conta è solo il messaggio che arriva all’ascoltatore, non quello originario ipotizzato dal comunicatore. Nessuno mette in dubbio che l’intenzione dei Giochi “non era di mancare di rispetto a un gruppo religioso”, come dice Descamps, e siamo felici di sapere che l’idea di base era “mostrare tolleranza e comunione”. Resta il fatto che l’immagine di quel banchetto di Draq Queen nell’immaginario collettivo di milioni di telespettatori ha fatto subito pensare all’Ultima Cena in stile gaio: anche se non voluto, il riferimento al dipinto leonardesco è stato “subliminale” (come spiegato dallo storico Patrick Boucheron che ha lavorato alla stesura del copione dello show) tanto che c’è “cascata” pure la tv pubblica francese. E questo qui pro quo, sempre che si tratti davvero di un errore di interpretazione, è colpa di chi ha messo in scena la sceneggiata. Delle due l’una: o mente nel negare l’ispirazione a Leonardo, oppure non è stato in grado di impedire il collegamento. In entrambi i casi, un errore madornale.
Franco Lodige, 29 luglio 2024
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