Attenzione alle possibili novità in materia di energia. Tutt’altro che sibillino il ministro Gilberto Pichetto Fratin ospite ad Atreju: sì, l’Italia potrebbe tornare al gas russo. Il titolare dell’Ambiente e della Transizione energetica si è soffermato sui principali dossier legati al suo dicastero e, dopo tre anni di guerra in Ucraina e sanzioni a Mosca, non è esclusa un’inversione di rotta. Il ministro in quota Forza Italia ha ammesso di non poter escludere di riprendere un po’ di gas dalla Russia “perché se arriverà un accordo di tipo diverso, anche quella è una delle fonti”.
“Il nostro Paese non è autosufficiente nella produzione di energia. Noi siamo legatissimi al gas e soggetti a rischi geopolitici. Non possiamo andare avanti con costi dell’energia più alti del 40% rispetto ai principali competitor. Non escludo che si possa prelevare altro gas dalla Russia, ma soltanto in seguito a un accordo internazionale” ha spiegato Pichetto nel corso del suo intervento all’evento targato Fratelli d’Italia. Il senso dell’apertura a Mosca è tutta qui: l’Italia è soggetta a rischi geopolitici e non può che dipendere dagli altri quando si tratta di gas. Un’apertura degna di nota, ma anche una giravolta rispetto a quanto espresso negli ultimi anni.
Lo stop alle forniture di Mosca ha causato non pochi problemi all’Italia, con buona pace dei discorsi su guerra, pace e Ucraina. Una scelta, quello dello stop all’importazione di gas russo, legata indissolubilmente alla guerra mossa da Vladimir Putin. Ma valutare il ritorno al gas russo significa riconsiderare anche il giudizio sullo zar? Eppure il conflitto in Ucraina è ancora in corso. La realtà dei fatti è che l’Italia, come l’Europa intera, deve fare i conti con delle criticità visibili ad occhio nudo e le parole di Pichetto confermano questa tesi. “Noi abbiamo chiuso Tarvisio, che peraltro non è chiuso visto che abbiamo ancora prelevato ultimamente” ha proseguito il ministro azzurro: “Però se arriverà un accordo anche quella è una è una delle fonti”
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Ma non è tutto. Pichetto si è anche soffermato sul dossier nucleare e ha annunciato che il disegno di legge delega quadro è pronto nel cassetto e verrà presentato nel primo o nel secondo Consiglio dei ministri del 2025. Poi sarà il Parlamento ad agire, ma accanto alla parte giuridica, serve una spiegazione” della tecnologia alla popolazione, delle nuove caratteristiche, ha rimarcato il ministro: “Non facciamo nessuna centrale, prepariamo il quadro giuridico, poi chi ci sarà vedrà”. “Prima del 2030 la vedo difficile, ci sono previsioni varie, ognuno vende ottimisticamente il proprio prodotto ma i primi reattori piccoli non arriveranno prima del 2030”, quindi Pichetto ha evidenziato che l’obiettivo è creare il quadro giuridico che si troverà a disposizione chiunque arriverà al governo nel 2030.
Sul dossier nucleare pende anche l’ipotesi di un referendum. Pichetto ha spiegato che il governo dovrà fare capire ai cittadini che è necessario costruire un albero che darà benefici alle generazioni future, certificando la volontà di informare gli italiani sulle opportunità e sulla necessità di una scelta favorevole al ritorno del nucleare. Anche perché nel futuro si prevedono consumi di energia molto maggiori rispetto a oggi e questo richiederà opportune scelte in merito alle fonti di approvvigionamento.
Franco Lodige, 14 dicembre 2024
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