La signora Lagarde deve la sua brillante carriera più che alle sue qualità tecniche, ancora da dimostrare, alle sue capacità politiche. Per questo è piuttosto ingenuo dire che la presidente della Banca centrale europea abbia commesso una gaffe quando due giorni fa a mercati aperti ha detto che la Bce “non ha tra i suoi compiti di ridurre lo spread”. Non si tratta di una gaffe, ma della precisa idea di conduzione della banca, in totale rottura con la presidenza di Mario Draghi.
Nel consiglio della Bce sta per prevalere la linea tedesca a cui Draghi ha resistito per otto anni: non è un caso che la Lagarde abbia semplicemente detto ciò che poco prima aveva sostenuto la rappresentante proprio della Germania. La Borsa italiana ha fatto segnare il crollo più alto della sua storia, come molte borse europee. Solo in parte compensate dai recuperi di oggi. Se avessimo un governo di persone attente più alla sostanza che alla cipria, capiremmo il rischio fatale che stiamo correndo. L’Europa ci concede 40-50 miliardi di euro per far fronte al disastro virus. Ma in buona sostanza non ci concede un accidente. Ci dice solo che possiamo indebitare i nostri figli per la medesima cifra.
Quando l’emergenza sarà finita, toccherà spazzare le macerie. E affrontare i debiti. Qualcuno davvero crede che la signora Lagarde sarà indulgente con l’Italia? Qualcuno si fida davvero della Commissione europea a trazione tedesca? Oggi a parte le signore in Chanel che governano l’Europa, ci sono i mercati. Che, come abbiamo visto ieri, sono pronti ad abbandonarci ad un cenno. E se ciò dovesse avvenire, sarebbero guai. Ma di quelli brutti. Come sempre ci troveremmo davanti a due strade: prendere la medicina dal commissariamento o sbattere la porta e uscire (con dolore, l’uscita non è per niente gratis) dal condominio.
Ecco perché oggi invece di fare i fenomeni europeisti, dovremmo pretendere, vista l’eccezionalità della situazione, non un semplice sforamento del deficit, ma una sua eventuale europeizzazione: come con la vecchia proposta degli Eurobond. Titoli pubblici europei emessi a tassi bassi e non legati all’emittente Repubblica italiana. Sarebbe l’unico modo per non sottostare ai ricatti il giorno dopo l’emergenza.
Nicola Porro per Il Giornale, 14 marzo 2020