L’Ucraina non è poi così contenta dell’Occidente. Certo ci sono gli applausi al parlamento europeo. Certo nessuno dimentica le sanzioni, le prime armi inviate, il sostegno ricevuto. Ma Zelensky e il suo entourage da qualche giorno stanno manifestando una certa irritazione per come si stanno mettendo le cose in guerra.
Il governo dell’ex comico è riuscito nell’impresa di evitare la caduta di Kiev. Ha costretto Putin a ridurre le mire espansionistiche. Ha riconquistato alcune pezzetti di territorio a Nord-Est. Ed è pure riuscito a compattare l’Occidente e la Nato sulle ragioni del popolo aggredito. Ma non è pienamente soddisfatto. Non ha ottenuto la No Fly Zone tanto richiesta a inizio conflitto. Non ha ottenuto il bando al petrolio russo e tantomeno al gas. Le sanzioni ci sono, ma non hanno fatto collassare l’economia di Mosca. La firma della richiesta di ingresso in Unione Europea è un passo in avanti, ma la Francia non permetterà scorciatoie, per concludere il processo ci vorranno almeno 15 anni sempre che alcuni Paesi non si mettano di traverso. Inoltre, sul campo in Donbass l’Armata russa avanza seppur lentamente: il Mar d’Azov è sotto il controllo di Putin, Mariupol è caduta con tutto il simbolismo che se consegue e in tanti cominciano a temere che quell’inno “l’Ucraina vincerà” sia uno slogan slegato dalla realtà.
Basta leggere l’editoriale del New York Times dell’altro giorno, in cui si invitava Kiev a “dolorosi compromessi” e a concessioni territoriali. Oppure le posizioni di Henry Kissinger, che hanno provocato la piccata reazione sia di Zelensky che del suo ministro degli Esteri a Davos. Senza contare che un patto “informale” tra i Paesi Nato sta bloccando ogni invio di caccia e carri armati di fattura occidentale (dunque ad alta tecnologia) in Ucraina. Anche Israele ha respinto la richiesta degli Stati Uniti di autorizzare la Germania a fornire missili anticarro Spike (costruiti su licenza israeliana) a Kiev. Avrà ragione Olaf Scholz a dire che “Putin non vincerà” e che “non conquisterà l’intero” Paese, però allo stesso modo è difficile ad oggi immaginare che a prevalere possa essere Kiev.
Per questo ieri non sono passate inosservate le dure parole del capo della diplomazia ucraina scagliate al Forum di Davos. Dmytro Kuleba, braccio destro del presidente ucraino, ha accusato la Nato di “non fare assolutamente nulla” contro l’invasione russa, accusa che – per quanto in parte giustificata – sembra non tenere conto delle tonnellate di aiuti militari inviate dall’Ue (Italia compresa) e dei miliardi di dollari stanziati da Joe Biden. “Vediamo la Nato come un’alleanza, come un’istituzione messa da parte – ha detto Kileba – e che non fa assolutamente nulla”. Il sentimento ucraino lo riassume oggi uno tweet del l’Ambasciatore ucraino in Germania. “Ecco le armi tedesche in arrivo”, scrive sui social Andrij Melnyk. Nella foto una lumaca che trasporta un proiettile. Più chiaro di così…
“Deutsche Waffen für die Ukraine bereits unterwegs” 🤦♂️
Gerade von einem Regierungsmitglied aus Kyjiw per whatsapp zugeschickt bekommen. Tja. Russland darf den Krieg nicht gewinnen pic.twitter.com/giDldA20tv— Andrij Melnyk (@MelnykAndrij) May 25, 2022