“Non governino i ricchi”: parla Richard Gere, che vuole imporci i migranti

L’attore “sconfitto” insieme alla Open Arms al processo di Palermo. Ma torna alla carica con una carriola di luoghi comuni

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richard gere open arms

Prendete Richard Gere, il ricco attore americano, e mettetegli in bocca la preoccupazione che i ricchi possano governare il mondo. Se non fosse vero, non gli credereste. Invece è tutto vero. A pochi giorni dalla sentenza che ha assolto Matteo Salvini dal reato (immaginario) di sequestro di persona per il caso Open Arms, la Stampa intervista la star americana che su quella nave era salito per portare la sua solidarietà. E per criticare l’allora ministro dell’Interno, contro cui avrebbe dovuto pure deporre in Aula salvo poi rifugiarsi in una memoria scritta (non accettata).

Richard Gere, che è in Italia per presentare il nuovo film di Paul Schrader, Oh Canada, che lo vede protagonista, non ha cambiato idea, ovviamente. E di questo non gli si può fare una colpa. Nonostante le tesi dei pm, delle Ong e di mezzo mondo dello star system siano state smentite dai giudici di Palermo, l’attore si rifugia in un “non conosco i dettagli di questo caso giudiziario” salvo poi prodigarsi nella solita predica sull’accoglienza. “Quando sali su un’imbarcazione come quella, cosa che ho fatto in quell’occasione e poi anche in altre, vedi le stesse cose che, in questi anni, abbiamo visto in tanti luoghi del pianeta, India, Honduras, Bangladesh, Africa e anche in America – dice il bel Richard – Gente che cerca una casa, un posto dove vivere, un riparo. In un certo senso siamo tutti rifugiati e, anche se non conosco i dettagli di questo caso giudiziario, penso che, se non riusciamo a specchiarci nelle sofferenze dei nostri fratelli, vuol dire che, come razza umana, abbiamo fallito”. Che vuol dire tutto o niente. Più niente che tutto.

Ma il climax Gere lo raggiunge ragionando delle elezioni americane che hanno premiato Donald Trump nonostante gran parte delle star, a partire da Taylor Swift, avevano appoggiato la candidata dem Kamala Harris. “Trovo davvero molto inquietante il fatto che, del governo Trump, facciano parte due tra le persone più ricche dell’intero pianeta e che esse abbiano, quindi, la facoltà di esercitare il loro potere – dice l’attore – Il fatto che siedano nell’ufficio presidenziale è per me molto allarmante”. Nella Costituzione americana ricorre più volte la formula “noi, il popolo”, non certo “noi, i miliardari”. Ora, va bene tutto. Però non è che i vari Nancy Peloci, Barack Obama e Joe Biden fossero proprio dei poveracci. Solo per fare un esempio: la moglie di Obama, il cui unico merito conosciuto è proprio quello di aver sposato l’ex presidente Usa, fa conferenze in giro per il mondo incassando 750mila euro per 1h di discorso. E poi i finanziamenti di Bill Gates a Kamala (50 milioni di dollari), quelli dei Soros e tanti altri milionari/miliardari che hanno sostenuto l’ex vicepresidente di Biden. Checché ne dica Gere, peraltro, se c’è qualcuno che ha “dimenticato il popolo americano” che “non è certo fatto di super milionari”, forse è stata la sinistra dem più che la destra di Trump. Che infatti ha fatto incetta di voti tra le classe media e quella meno ricca.

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